Il Montenegro “studia” le leggi italiane per combattere le mafie. Il magistrato Roberto Tartaglia, già pm a Palermo e ora consulente della commissione parlamentare Antimafia, è a Podgorica dove parteciperà a una serie di incontri sulla giustizia. L’iniziativa è organizzata da Transparency international con il patrocinio dell’Unione europea. Da relatore Tartaglia farà un intervento sulla disciplina italiana delle confische dei beni che colpiscono esponenti della criminalità organizzata e condattati per corruzione, tema sul quale in passato ha scritto molto.
Dopo la conferenza il magistrato avrà un incontro con il ministro della giustizia del Montenegro, interessato all’esperienza e alla legislazione italiana.
Esperto nelle analisi degli archivi storici (anche quelli dei servizi segreti), dotato di una grande capacità di collegamento tra soggetti ed episodi legati a fatti diversi, Tartaglia ha rappresentato l’accusa al processo sulla Trattativa, insieme ai colleghi Vittorio Teresi, Nino Di Matteo e Francesco Del Bene (questi ultimi ora in servizio alla procura nazionale). Un processo importantissimo quello sul patto tra pezzi delle Istituzioni e Cosa nostra, che ha riscritto la recente storia d’Italia. Nell’aprile scorso i giudici hanno infatti inflitto una condanna a 12 anni al fondatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri, e agli alti ufficiali dei carabinieri Mario Mori e Antonio Subranni. Esponenti dello Stato giudicati e condannti insieme a boss mafiosi del calibro di Leoluca Bagarella. Fondamentale nelle indagini è stato il contributo di Tartaglia per ricostruire il ruolo e i legami di alcuni imputati con gli ambienti eversivi dell’estrema destra dagli anni ’70 in poi. Dal maggio del 2019 è stato chiamato dal presidente Nicola Morra a fare da consultente alla commissione Antimafia. A Palazzo San Macuto ha curato la pubblicazione online delle audizioni del giudice Paolo Borsellino.