Il sette volte campione del mondo è ricoverato nel Dipartimento di chirurgia cardiovascolare della struttura sotto la supervisione del professor Philippe Menasché e - stando a quanto ricostruito da Le Parisien - verrà sottoposto a una serie di trasfusioni di cellule staminali per ottenere un’azione antinfiammatoria sistemica
Dalla scorsa primavera, per almeno tre volte, Michael Schumacher è stato trasportato all’ospedale Georges-Pompidou di Parigi per una cura a base di cellule staminali. L’ultima volta è accaduto il 9 settembre, quando l’ex pilota di Benetton e Ferrari è arrivato – protetto da un cordone di sicurezza – nel nosocomio nel primo pomeriggio. È quanto sostiene il quotidiano Le Parisien spiegando che Schumacher, in cura in Svizzera dopo l’incidente sugli sci del dicembre 2013, sarebbe arrivato alle 15.40 su una barella oscurata da una copertura blu scuro.
Il sette volte campione del mondo è ricoverato nel Dipartimento di chirurgia cardiovascolare della struttura sotto la supervisione del professor Philippe Menasché, cardiochirurgo 69enne che nel 2014 è diventato il primo al mondo a eseguire un trapianto di cellule cardiache embrionali su un paziente con una insufficienza cardiaca. Il tedesco – stando a quanto ricostruito da Le Parisien – verrà sottoposto a una serie di trasfusioni di cellule staminali per ottenere un’azione antinfiammatoria sistemica: il trattamento è in programma martedì mattina e il paziente dovrebbe lasciare l’ospedale mercoledì. Contattata dal quotidiano, la direzione dell’ospedale non ha smentito né confermato l’indiscrezione.
Schumacher sarebbe già stato ricoverato per due volte in primavera e avrebbe dovuto essere sottoposto a questo terzo trattamento a luglio, ma un problema di salute ha fatto slittare l’infusione a settembre. Sulla tipologia di cure resta il massimo riserbo, ma l’ipotesi più probabile – secondo Le Parisien – è che l’uso delle cellule staminali sia mirato ad evitare un cedimento dei tessuti di organi come cuore e fegato dopo tanti anni di coma e immobilizzazione, evitando così complicazioni cardiache o epatiche.