Uno dei giovanissimi che il 13 marzo 2018 uccise Francesco Della Corta, una guardia giurata, davanti alla stazione della metropolitana di Piscinola, a Napoli, ha chiesto e ottenuto il permesso di uscire temporaneamente dal carcere minorile di Airola (Benevento) per festeggiare il suo diciottesimo compleanno con parenti e amici. La notizia è riportata da La Repubblica. Il permesso è stato accordato tenendo anche conto delle valutazioni degli assistenti sociali. La festa si è tenuta in una canonica a poca distanza da Airola. Sono state scattate alcune foto che, qualche giorno dopo, una familiare del giovane ha pubblicato su un social network.
La figlia della vittima Marta, parla di fatto “vergognoso” e si chiede “come sia possibile concedere un permesso premio a una persona che, solo un anno fa, è stata condannata per omicidio volontario con l’aggravante della crudeltà“. I tre ragazzi sono stati condannati a 16 anni e 6 mesi di reclusione dal Tribunale dei minori di Napoli al termine del rito abbreviato, a fronte di una richiesta del pm di 18 anni.
Della Corte fu picchiato e ferito alla testa mentre stava effettuando gli ultimi controlli prima di chiudere il cancello d’ingresso alla stazione della metro. Quando i poliziotti del commissariato di Scampia arrivarono alla stazione di Piscinola, lo trovarono inginocchiato vicino all’auto della società per cui lavorava – la Security Service – con il viso completamente insanguinato e una ferita in testa. In un cassonetto gli agenti trovarono un bastone di legno e la borsa di Della Corte. Portato all’ospedale Cardarelli e operato d’urgenza al cervello, il vigilante era stato tenuto in coma farmacologico, ma non ce l’aveva fatta.
Gli uomini del commissariato di Scampia erano risaliti ai due sedicenni e al diciassettenne sia attraverso le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza sia grazie ad una serie di intercettazioni e di interrogatori di persone sospettate di aver avuto un ruolo nella vicenda. I tre, secondo quanto ricostruito, avrebbero atteso l’arrivo del vigilante alla stazione della metro per impossessarsi della pistola e poi, armati di due piedi di un tavolo in legno trovati in strada, lo avevano aggredito alle spalle, colpendolo ripetutamente alla testa. Non erano riusciti a prendere l’arma poiché Della Corte la teneva ben nascosta in una tasca della giacca.
Interpellata dall’Ansa è intervenuta anche la vedova: “È disgustoso. Mi rivolgo a chi ha concesso quel permesso: io, che ho perso mio marito devo piangere, loro, invece, che me lo hanno ucciso, stanno ridendo. Hanno affrontato un processo per omicidio senza versare una lacrima mi guardavano negli occhi senza mostrare un minimo pentimento. Sono senza cuore. È passato un anno e non hanno ancora capito la gravità del gesto che hanno commesso. Nelle foto pubblicate lui e i suoi amici ridono e si divertono e, a distanza di appena sette mesi dalla condanna è stato consentito tutto questo”.