A dirlo è Maurizio Gasparri, presidente della Giunta delle autorizzazioni e immunità parlamentari del Senato che oggi ha audito l'esponente della Lega. Nelle scorse settimane a Palazzo Madama è arrivata la richiesta del tribunale di Milano per sequestrare i computer dell’ex sottosegretario ai trasporti
Armando Siri sostiene di essere vittima di fumus persecutionis. A dirlo è Maurizio Gasparri, presidente della Giunta delle autorizzazioni e immunità parlamentari del Senato che oggi ha audito l’esponente della Lega. Nelle scorse settimane a Palazzo Madama è arrivata la richiesta del tribunale di Milano per sequestrare i computer dell’ex sottosegretario ai trasporti, costretto alle dimissioni perché indagato per corruzione. I pm cercano informazioni su una seconda inchiesta che riguarda Siri, quella che riguarda i mutui ottenuti dalla Banca agricola di San Marino senza garanzie: l’ex sottosegretario è indagato per concorso in autoriciclaggio aggravato insieme al capo della segreteria, Marco Luca Perini.
“Il senatore Siri si è detto contrario al sequestro dei computer perché ritiene che sussistano il fumus persecutionis e le prerogative dei parlamentari. E su questo dovrà pronunciarsi la Giunta”, ha detto Gasparri. “Siri ha detto – aggiunge il presidente della Giunta – di essere disponibile a una ricerca su questo computer di materiali attinenti all’indagine, ma questo riguarda la sua difesa e il rapporto con la Procura. Noi valuteremo sulla base della proposta del relatore Urraro se sussistono le prerogative di tutela che la costituzione prevede”.
L’audizione di Siri è durata poco più di un’ora. Lasciando sant’Ivo alla Sapienza, il senatore non risposto alle domande dei cronisti: “Non ho nulla da dire“. In mattinata Siri aveva risposto alle domande dell’agenzia Adnkronos. “Io non ho niente da nascondere nei miei computer. La Giunta deve discutere sulle prerogative costituzionali, non entra quindi nel merito. Non so cosa si aspettano i magistrati, bisogna chiedere loro, io mi aspetto che tutto venga chiarito ovviamente, ho fiducia”.
I pm avevano chiesto il sequestro di entrambi i computer per verificare la presenza di elementi “costituenti corpo del reato di autoriciclaggio”: atti e documenti relativi “ai due finanziamenti, in particolare atti che documentino passaggi formali, nonché documenti che contengano tracce di rapporti e accordi non riversati in forma ufficiale, che diano evidenza di rapporti, conversazioni e scambi di informazioni con i soggetti coinvolti nelle operazioni, tanto sul lato sammarinese quanto sul lato italiano, o comunque che abbiano ad oggetto le operazioni descritte”. La richiesta del sequestro è partita dopo il blitz delle Fiamme gialle della società immobiliare Tf holding, di proprietà di due baristi di Rogoredo, legati a Siri e beneficiari, come lui, di un finanziamento della Banca Agricola di San Marino. Ma non solo. Nella richiesta di sequestro si legge: “Il contratto di acquisto è stato concluso nel gennaio 2019 a nome della figlia del senatore Siri, la quale ha rilasciato contestualmente una procura irrevocabile a vendere a favore del padre… “.
La Banca di San Marino ha concesso un altro finanziamento anomalo: 600mila euro alla Tf Holding, società di proprietà di due baristi che gestiscono altrettanti locali alla fermata della metropolitana di Rogoredo. I due vengono introdotti al direttore generale proprio dal capo da Perini. In cambio danno come garanzia uno dei due bar, che risulta però già ipotecato da un’altra banca. A capo della Tf Holding c’è il barista-immobiliarista Fiore Turchiarulo, 7.500.euro di dichiarazione dei redditi all’anno, che in passato si era candidato per il partito Italia Nuova di cui Siri era presidente.