L'ammanco scoperto già nello scorso dicembre, ma reso noto solo ora. Il governo attiva una task force per investigare
Dal dicembre scorso dalla base ellenica di Leros mancano due missili anticarro, mine, granate e molti proiettili. L’allarme è stato lanciato solo ora, dopo che il Ministero della Difesa e quello degli Interni si sono accorti del buco dall’analisi dei registri dei controlli. E’ stata subito attivata una task force investigativa con agenti dell’antiterrorismo che hanno messo la base e dieci suoi funzionari in quarantena.
L’agenzia nazionale antiterrorismo, presente sull’isola con alti funzionari dei servizi, ha escluso ufficialmente la possibilità di attività terroristiche, ma fonti militari fanno sapere che negli ultimi sei mesi le autorità hanno messo sotto osservazione una cerchia specifica di persone. Al momento tutte le opzioni sono aperte: come quella legata al terrorismo jihadista, o allo spionaggio internazionale per conto di Paesi terzi, o alla sciatteria del personale isolano.
L’ultimo inventario della base risale al 31 dicembre scorso, ciò significa che c’è un gap di 8 mesi in cui nessuno ha lanciato l’allarme. Ragion per cui oltre all’opzione del contrabbando sul mercato nero, le autorità stanno prendendo in considerazione altri scenari. Da un lato il titolare ellenico della Difesa, Nikos Panagiotopoulos, ha chiesto riservatezza fino al termine delle indagini ma aumentano i funzionari secondo cui l’incidente è più grave di quanto inizialmente stimato e non si limita a un semplice inventario errato di materiale. Per questa ragione le indagini dei servizi di sicurezza nazionali, il comitato Eyp, guardano alle isole vicine, in prossimità del confine orientale con la Turchia.
Dal Ministero della Difesa trapela che la base osservava un rigido protocollo di sicurezza, con tre livelli di accessi ai magazzini, che si aprono con le chiavi in possesso del comandante della base, del responsabile della sicurezza o del guardiano del magazzino. L’accesso è controllato anche da telecamere e sensori. Secondo lo speaker del governo greco, Stelios Petsas, “è importante che il cittadino abbia un governo che fa tutto il possibile per proteggerlo”, lasciando aperte tutte le possibilità e dicendo che ci sono molte spiegazioni e versioni.
Se di furto si tratta, chi lo ha commesso ha però dimostrato di essere consapevole delle tattiche e delle attrezzature necessarie per la guerra non ortodossa, dal momento che il materiale trafugato era già stipato in sacche ad hoc pronte per l’uso. Il mistero sta causando disagi alla Marina ellenica, perché la base avanzata di Leros è strategica per le forze speciali che monitorano il versante orientale del Mediterraneo, dove al momento ci sono alcune emergenze: come quella energetica che investe Cipro e la Turchia dopo le reiterate provocazioni di Ankara nella Zona economica esclusiva cipriota, quella relativa ai migranti dopo le minacce del presidente turco Erdogan di aprire i suoi confini ai 4 milioni di profughi siriani e quella legata al transito di jihadisti. Circostanza ribadita pochi giorni fa dal Ministero greco degli Interni, secondo cui negli ultimi tre anni sul suolo greco sono stati arrestati sette esponenti dell’Isis.
Non va dimenticato che ad Atene è stata operativa una cellula dell’Isis dedita alla falsificazione di passaporti, “visitata” anche da Salah Abdeslam, autore degli attacchi di Parigi. I servizi ellenici monitorano però anche Ankara: due anni fa una spia turca venne arrestata mentre scattava foto davanti alla base di Salamina. Da 15 mesi la Grecia è diventata nuovo hub militare degli Usa, che dopo il progressivo disimpegno da quella turca di Incirlik, hanno portato uomini, sommergibili, fregate e droni Uav in tre basi elleniche (Larissa, Alexandrupoli e Souda Bay).
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