Il test del Papilloma virus oggi non è più invasivo e si compra in farmacia. Si chiama Ladymed ed è lo strumento che permette alle donne di effettuare un auto-prelievo, inviarlo ad una struttura altamente qualificata e ricevere su una piattaforma digitale risultati rapidi. Ma anche molto più accurati, grazie alla genotipizzazione che identifica in maniera precisa il ceppo del virus presente nell’infezione.
L’ha messo a punto un team di giovani ricercatori, tutti under 35, guidato da Bruna Marini e Rudy Ippodrino. Ex studenti del corso di perfezionamento alla Scuola Normale Superiore di Pisa, nel 2015 hanno creato la startup Ulisse BioMed nell’Area Science Park di Trieste. Qui il kit è stato sviluppato, ha ottenuto la validazione clinica collaborando con il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, l’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste e il Policlinico Universitario Campus Biomedico di Roma, e da pochi giorni è in commercio.
Oltre ad essere il primo kit per il Papilloma acquistabile in farmacia, Ladymed è anche il primo test di genotipizzazione su campioni autoprelevati di muco vaginale. Alcuni ceppi del virus HPV sono più aggressivi di altri e avere informazioni sul genotipo presente nell’infezione è di estremo interesse “sia per il ginecologo sia a livello epidemiologico. La raccolta di questi dati permetterà di fare passi avanti anche nello sviluppo di nuovi vaccini. L’unione della diagnostica e della vaccinazione è la modalità più efficace di prevenire il tumore alla cervice uterina”, spiega la dottoressa Bruna Marini, insieme a Ippodrino sviluppatrice del kit e co-founder di Ulisse BioMed.
Come funziona – Ladymed è un kit costituito da un tampone sterile per l’auto-prelievo e si acquista in farmacia oppure online. Dopo essersi registrata sulla piattaforma digitale, ogni donna può spedire il proprio tampone al Campus Biomedico di Roma. Qui viene analizzato con la chimica innovativa brevettata dal team di Ulisse BioMed con cui si genotipizza il virus. L’analisi con i risultati poi viene caricata sulla piattaforma e ciascuna potrà consultarlo e portarlo a proprio medico.
Il Papilloma Virus – È uno dei virus più diffusi nell’uomo. Esistono circa 120 tipi e 14 sono causa di tumore. Il più frequente è il carcinoma del collo dell’utero. “Circa una donna 1 su 10 ha infezioni di HPV attive – continua Marini – . La maggior parte delle pazienti riesce a debellarle ma in altre invece l’infezione prosegue e può diventare pericolosa”. In Italia ogni anno si stimano oltre 2000 casi di tumore alla cervice. “Grazie all’ottimo servizio di screening, si riesce ad intervenire prima che insorga il tumore vero e proprio e la donna si salva ma i dati legati alla mortalità sono importanti. Secondo l’Istat, nel 2015 i decessi per tumore alla cervice erano 435 l’anno solo in Italia. Stando ai dati dello IARC, a livello mondiale nel 2018 se il tumore viene rilevato ad uno stadio molto precoce si ha una sopravvivenza del 92%, se invece viene scoperto tardi, la sopravvivenza è appena del 17%”.
La situazione in Italia – Il quadro sanitario del Papilloma virus (Hpv) dice che l’80% delle donne italiane fra i 25 e i 64 anni si sottopone a scopo preventivo allo screening cervicale. Secondo i dati 2015-2018 del portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica, la media nazionale delle donne che effettua lo screening “organizzato” dalle Asl, quello pubblico e gratuito, è il 46.8% mentre il 32% fa prevenzione per iniziativa personale (in privato). “La situazione è delicata. Più o meno 1 donna su 2 non si tutela con lo screening pubblico. Noi non vogliamo sostituirlo, è di elevatissima qualità, ma sfortunatamente è chiaro che non riesce a raggiungere tutte le donne. Con Ladymed vogliamo offrire uno strumento in più per aumentare e migliorare la prevenzione contro il Papilloma virus”. Tra le motivazioni del mancato accesso al test, un’alta percentuale di donne pensa di non averne bisogno (26%), altre dichiarano che nessuno l’avrebbe consigliato (10.4%) mentre il 14.5% dice dichiara di non effettuare nessun tipo di prevenzione per pigrizia. “Questo strumento – continua la dottoressa Marini – può aiutare a raggiungere donne che non fanno le analisi perché hanno paura del prelievo, perché si imbarazzano o perché non hanno avuto tempo di andare dal ginecologo. Tutte motivazioni che hanno delle percentuali di risposte alte”.