Continuità, restaurazione o cambiamento? A due mesi e mezzo dall’appuntamento cruciale per l’economia spaziale europea del prossimo lustro, l’Italia è alla ricerca di una guida politica in grado di rappresentare un comparto che ogni anno muove miliardi di euro e diverse centinaia di posti di lavoro. Con la caduta del governo M5s-Lega, è finita l’esperienza di Giancarlo Giorgetti e del suo consigliere Stefano Gualandris alla guida del Comitato interministeriale spazio, organismo voluto dalla legge 7 del 2018 per coordinare le politiche nazionali del settore. Dopo la nascita dell’esecutivo gialloverde, l’esponente del Carroccio era stato delegato direttamente dal premier Giuseppe Conte, che ora deve decidere con chi sostituirlo. Un ruolo strategico quello di presidente del Comint, che con il nuovo governo M5s-Pd rientra nella complessa partita delle nomine dei sottosegretari e che arriva a settanta giorni dalla riunione ministeriale dell’Agenzia Spaziale europea, in programma a Siviglia a fine novembre. In questa sede i rappresentanti dei vari Paesi Ue decideranno la ripartizione di un budget che sfiora i 13 miliardi di euro, come anticipato dal presidente Esa Jan Woerner. L’Italia non vuole arrivare impreparata, ma la crisi di governo giocoforza ha creato una grossa difficoltà e altrettante preoccupazioni, specie nel mondo industriale.
Per questo motivo Giuseppe Conte deve fare in fretta. Secondo quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, sul tavolo del presidente del Consiglio ci sono tre ipotesi per la nuova guida del Comint: novità, usato sicuro o asso nella manica. Nel borsino dei pronostici, l’autentica sorpresa sarebbe rappresentata da una netta discontinuità col passato. In tal senso, c’è chi vorrebbe il Comitato sotto il cappello del nuovo ministero dell’Innovazione tecnologica guidato dalla torinese Paola Pisano. Un cambiamento troppo netto, specie a due mesi dalla ministeriale Esa di Siviglia. Per questo motivo, gli addetti ai lavori puntano sulle altre due carte in mano al premier. Una di queste sarebbe il ritorno in grande stile di Roberto Battiston. Il fisico è stato presidente dell’Agenzia spaziale italiana fino al novembre scorso, quando è stato silurato dalla Lega di Salvini grazie alla legge sullo spoil system tra non poche polemiche. Successivamente candidato dal Pd di Zingaretti alle elezioni europee, il professore non è stato eletto. Ora è pronto a rientrare in gioco dalla porta principale: proprio in virtù della Legge 7/2018, infatti, la guida del Comint ha un peso specifico molto più alto della presidenza dell’Asi, attualmente retta da Giorgio Saccoccia.
“Ho letto queste voci sui giornali, uso il diritto di non rispondere” ha detto Battiston a ilfattoquotidiano.it, tradendo una certa scaramanzia. E avvisando dei rischi a cui si andrebbe incontro con una scelta sbagliata in ottica ministeriale Esa: “Stiamo parlando dell’interesse del Paese. Un minimo errore costerebbe la perdita di centinaia di milioni di euro e decine e decine di posti di lavoro”. L’ex presidente Asi, tuttavia, ha fatto appello alle forze politiche affinché “si faccia una riflessione seria sulla Legge 7/2018, norma nata con spirito corretto ma evidentemente bisognosa di contrappesi, perché la politica e i problemi della politica non possono penalizzare l’aerospazio con continui cambiamenti a seconda dei partiti che governano. La politica – a detta di Battiston – deve proteggere lo spazio dalla politica stessa”. Al netto dei possibili interventi legislativi, un’eventuale ritorno di Battiston (come tecnico alla guida del Comint o come sottosegretario al Miur con delega al Comitato) permetterebbe all’Italia di presentarsi a Siviglia con una guida esperta, visto che ha alle spalle già due ministeriali. Per molti tuttavia sarebbe una rischiosa restaurazione, anche perché i detrattori descrivono Battiston come troppo legato all’asse franco-tedesco che comanda l’Esa (con l’Italia soccombente), nonché pericolosamente vicino alle posizioni cinesi e russe in un momento di grande intesa spaziale con gli Usa di Trump.
Anche (ma non solo) per questo motivo, la terza carta è data per vincente. Secondo tre autorevoli fonti consultate da ilfattoquotidiano.it, il premier Conte terrà per sé la delega alla presidenza del Comint, magari allargando il campo d’azione del segretario generale del Comitato, l’ammiraglio Carlo Massagli, peraltro un suo fedelissimo. Va ricordato che Giuseppe Conte è già stato in passato consigliere d’amministrazione dell’Asi, quindi non è un novellino in materia. Altro indizio: a giugno scorso, il premier è voluto andare di persona al Salone dello spazio di Parigi Le Bourget, appuntamento strategico per il settore. Di certo, la presenza del presidente del Consiglio come capo delegazione alla ministeriale Esa di Siviglia sarebbe un’assicurazione sulla vita per lo spazio italiano: per prestigio, per continuità reale, ma anche per strategia geopolitica. Non è passata inosservata, infatti, la nomina da parte di Ursula van der Leyen della francese Sylvie Goulard a responsabile europea della nuova direzione generale dell’Industria, della Difesa e dello Spazio.
Una tedesca che nomina una francese: uno schema che conferma ancora una volta come lo spazio europeo continuerà ad avere un motore franco-tedesco. E se prima era un motore innanzitutto industriale, ora ha radici e potere anche politico, almeno per altri cinque anni e nonostante le difficoltà contingenti delle due economie nazionali. Uno sbilanciamento che fa molto male in termini economici all’Italia, vaso di coccio tra i due colossi alleati nonostante le grandi capacità di ricerca e sperimentazione. In tal senso – ed è un’altra arma che solo il premier può giocare al meglio – non va sottovalutata l’intesa tra Giuseppe Conte e il presidente americano Donald Trump: un feeling che potrebbe consolidare la collaborazione bilaterale tra Italia e Nasa e indirizzare ancor più lo spazio italiano verso uno spirito atlantico, pur mantenendo l’appartenenza europea. “Una strada molto apprezzata dalla Lega, che non metterà il bastone tra le ruote nelle Commissioni ad hoc” ha fatto sapere Stefano Gualandris a ilfattoquotidiano.it. Se quattro indizi sono molto più di una prova, il doppio obiettivo del ‘Conte spaziale’ è già delineato: lavorare con gli Usa e farsi rispettare da Francia e Germania.