L’Ufficio Studi di Immobiliare.it ha evidenziato un incremento del costo medio delle camere nelle principali città universitarie. Solo Bari in controtendenza
Vita dura per gli studenti fuori sede, non solo a causa dell’imminente sessione di esami di settembre, ma anche per il rincaro dei canoni di locazione. Come rilevato dall’Ufficio Studi di Immobiliare.it, infatti, nel 2019 il prezzo medio per l’affitto di una stanza singola è aumentato in quasi tutte le principali città universitarie.
Le rilevazioni si sono concentrate sui 14 centri che ospitano gli atenei con maggiore affluenza di studenti provenienti da altre città. Ad eccezione di Bari, che registra una riduzione dei prezzi medi del 2% per una singola, tutte le città hanno fatto registrare un rincaro rispetto al 2018.
A guadagnare lo scettro di città più cara è Milano, con una media di 573 euro per una camera singola, cifra in crescita del 6% negli ultimi 12 mesi. Al secondo posto Roma e Bologna, dove il costo medio è rispettivamente di 448 e 447 euro. Se nella Capitale l’aumento negli ultimi 12 mesi è stato del 5%, il capoluogo emiliano ha visto una crescita addirittura del 12% rispetto al 2018. Aumento considerevole anche a Firenze (+10%), con un costo medio che arriva a 433 euro.
Per i giovani che si trasferiscono per motivi di studio, le città del Sud risultano meno appetibili: tra le 14 città prese in considerazione, Bari e Palermo sono le uniche a registrare un calo delle ricerche di stanze. Dato che si riflette nell’andamento dei prezzi: se Bari ha fatto registrare una performance negativa, negli ultimi dodici mesi, Palermo e Catania hanno visto una crescita lieve (+3%). Per locare una stanza nelle due città siciliane oggi si spendono rispettivamente 233 e 211 euro.
L’aumento dei costi delle stanze in affitto è un trend consolidato da ormai diversi anni.
Secondo Carlo Giordano, Amministratore Delegato di Immobiliare.it, questo andamento è legato in particolare all’arrivo sul mercato di nuovi soggetti e nuove formule: «alla classica locazione alle famiglie si sono aggiunte la coabitazione fra studenti, allargata poi ai lavoratori fuori sede, e più recentemente la formula degli affitti brevi». Una domanda così variegata ha portato a una riduzione dell’offerta immobiliare e, di conseguenza, a un incremento dei costi.