Ancora tu. Non dovevamo vederci più? Che ad IT del 2017, che già sembrava un’operazione revival tiratissima, dovesse far seguito il capitolo due, lo sapevano anche i sassi. Ma nessuno sapeva che tipo di catastrofe cinematografica sarebbe accaduta. IT – capitolo secondo è probabilmente il più brutto film dell’anno. Uno zibaldone di soluzioni visive e risatine davvero scoraggiante. Una riesumazione affastellata di tutto quello che abbiamo già visto, masticato, digerito nel campo dell’horror da quasi mezzo secolo. Ripartiamo con la tram(in)a. Ventisette anni dopo i tragici e sanguinosi fatti di Derry, i sette amichetti del Club dei Perdenti all’epoca quasi adolescenti vengono richiamati da uno di loro, Mike, che per tutto questo tempo è rimasto nel paesino della loro infanzia, nascosto nel sottotetto della biblioteca comunale a cercare le origini della diabolica maledizione che ha prodotto il clown IT.
La promessa che si erano fatti tempo prima va quindi mantenuta perché IT sembra essere ancora in attività, sfruttando addirittura le vittime degli omicidi altrui (ricordiamo la sequenza in cui il clown raccoglie il cadavere del ragazzo gay fatto fuori da una gang omofoba perché è davvero imbarazzante). Il pagliaccio, manifestazione visiva di un orrore metafisico e persistente, va ucciso tornando a Derry e affrontando singolarmente i propri fantasmi e le proprie angosce personali già avvistate nel capitolo uno. E finché siamo a raccontare qualcosa che grazie al libro di King già si sapeva, siamo ancora tranquilli. Il problema è quando passata una quindicina di minuti di film (che dura addirittura 2 ore e 49!) provi a tirare il filo del discorso in mezzo a uno sgangherato caos di apparizioni, colpi di scena, mostriciattoli, flashback, allegorie fantasy.
Diciamo intanto che la disorganizzazione generale della scrittura è qualcosa di inquietante ben più dei salti sulla sedia che non ci sono mai. Non che la linearità narrativa sia un obbligo. Certo però che mescolare continuamente dimensione del tempo e del discorso qui crea solo inconcludente confusione. Altro difettaccio di IT2: la riunione dei sette amici prende uno spazio indescrivibile nel corpo iniziale del film. Un film nel film, appunto, dilatato all’inverosimile, tentato da eventuali e impossibili sottotrame tutte identiche, slabbrato oltre ragionevole sopportazione dell’interesse medio per la saga. Anche qui: mica è obbligatoria la sintesi estrema, ma bastano due pennellate, che so alla Magnifici sette (erano sette anche lì) versione John Sturges e Antoine Fuqua, e il dado è tratto con maggiore efficacia. Ancora: c’è questo tono scherzoso fin dai primi secondi di film che ammanta ogni situazione, ogni personaggio, anche quelli più lontani tra loro nello spazio e nel tempo. Tutti uguali, tutti indistinguibili, tutti con la stessa impaurita ironia.
Come se la psicologia generale dei caratteri in scena fosse quella di un deus ex machina dietro le quinte orientato alla vendita (vendere l’horror come commedia teen) lasciato colare su ogni frammento di girato al posto delle sfaccettature dei singoli ruoli. Infine c’è una sorta di bulimia dell’accumulo senza un minimo di autonomia creativa e personalità nella rappresentazione dell’orrore che lascia interdetti: si va dal vorace e classico pagliaccio assassino alle creature del Signore degli anelli (o Labirinto del fauno, fate voi), ci si getta nello slasher e poi ci si tuffa nel fantasy, si ripassa dal via di Stand by me (che fa tanto horror psicologico) e si corre verso il gore. Gli attori anche di grido – James McAvoy e Jessica Chastain su tutti – sono davvero gettati nell’incoscienza dell’intera operazione e risultano monocordi pedine del parapiglia generale. Anthony Muschietti, regista già dell’altro maldestro remake, andrebbe legato alla sedia per una buona cura Ludovico. Apparizioni lampo di Stephen King (della serie che mi tocca fare per campare) e una assolutamente demenziale di Peter Bogdanovich. Premio scult alla trasformazione dei biscottini cinesi in creaturine mostruose, ragni e pipistrelli. Che pena.