Un tempo c’erano i segretari di partito. Adesso ci sono i commissari. Almeno nella Lega per Salvini Premier e nelle sue articolazioni regionali, come la Liga Veneta-Lega Nord. In un sol colpo tutte le province venete del movimento politico si trovano controllate da un commissario, per lo più giovane, gradito nell’ordine a Matteo Salvini, al commissario regionale Lorenzo Fontana e al governatore veneto Luca Zaia. E pensare che il regolamento della Liga Veneta-Lega Nord, approvato nel 2015, era stato perfino pignolo nel descrivere la centralità dei segretari provinciali, figure irrinunciabili che potevano essere sostituite dai commissari al massimo per novanta giorni e solo per situazioni eccezionali. Ad esempio, le dimissioni della maggioranza del consiglio direttivo. Ma la surroga della carica avrebbe dovuto avere una durata limitata, perché entro tre mesi sarebbe stato convocato il congresso o eletto il nuovo segretario.

Ormai quella sembra essere archeologia politica. Nell’era del Capitano-Salvini è cambiato tutto. Via i segretari dentro i commissari. Il processo è partito da tempo, ma adesso, e in previsione delle elezioni regionali del 2020 in Veneto, ha assunto una forma radicale. Le decisioni vengono dal Direttorio composto dall’ex ministro Fontana, da Zaia, dall’ex ministro Erika Stefani, dall’assessore regionale Roberto Marcato e dal capogruppo regionale Nicola Finco. Lo spartiacque è costituito dall’elezione in Europa del segretario regionale Gianantonio Da Re, che ha lasciato libero il campo. Anche nell’epoca Da Re, i commissari avevano occupato la plancia di comando delle segreterie provinciali. Ma allora la decisione era giustificata dal fatto che molti segretari erano entrati in Parlamento con le elezioni politiche del 2018 e si era creata un’incompatibilità per statuto.

Adesso un nuovo giro di valzer, senza congressi. E così saranno i commissari ad avere un ruolo chiave nella scelta delle candidature per le regionali in Veneto, dove per la Lega, anche grazie al traino di Zaia, la competizione si annuncia una passeggiata. I bene informati sono in grado di leggere le appartenenze dei neo-commissari, molti dei quali sono giovani e hanno soppiantato esponenti storici del partito. Inevitabili i mal di pancia. Significative le dichiarazioni su Facebook dell’avvocato Luisa Serato, per dieci anni presidente del consiglio provinciale di Padova, attuale presidente di Cav, la concessionaria autostradale del passante di Mestre e della tratta Padova-Venezia della A4. “Al mio partito, che invoca con forza la sublime prova democratica delle elezioni, che cosa vieta di essere conseguente convocando da subito regolari congressi per dar, finalmente, voce anche ai propri militanti? Sono perplessa…”. Ha raccolto molti consensi dalla base. Ma nel Direttorio non hanno gradito. E i giornali locali già annunciano possibili sanzioni disciplinari. Lei, filosoficamente, si definisce “colpevole” e posta: “E vabbè, sarà quel che dev’essere”.

Il nuovo commissario della provincia di Treviso è Gianangelo Bof, 44 anni, vicesindaco di Tarzo (ex sindaco per due mandati), uomo molto vicino a Zaia. A Padova è stato designato Filippo Lazzarin, che a 35 anni è già al terzo mandato di sindaco di Arzergrande e ha come riferimento l’assessore regionale allo Sviluppo economico Roberto Marcato. Un fedelissimo di Fontana è commissario a Verona: si tratta di Nicolò Zavarise, 29 anni, assessore al Commercio nel comune scaligero. A Vicenza troviamo Matteo Celebron, 31 anni, assessore comunale ai lavori pubblici e fedele collaboratore in Regione del capogruppo Nicola Finco. La provincia di Venezia avrà un solo commissario (prima era divisa in due parti), nella figura di Andrea Tomaello, 29 anni, capogruppo a Mirano. Cambia sede (era a Padova) il commissario Franco Gidoni, ingegnere di 64 anni e consigliere regionale, che ora si occuperà di Belluno. In Polesine tocca a Guglielmo Ferrarese, 55 anni, vicesindaco e assessore al bilancio di Lendinara.

L’ordine impartito ai commissari è tassativo. Portare tanta gente a Pontida il 15 settembre, organizzare i gazebo del 21-22 settembre e promuovere una partecipazione massiccia alla manifestazione del 19 ottobre a Roma, organizzata da una “Lega di governo” che si ritrova ad essere “Lega di lotta”.

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