In tanti avranno pensato a Boris, la fortunata serie televisiva di Fox. “Il vero grande merito di questa fiction è che non ci sono i toscani, capisci? Cioè nessuno che dice ‘la mi’ mamma’, ‘il mi’ babbo’, ‘passami la harne… la harta… eh? Perché con quella c aspirata e quel senso dell’umorismo da quattro soldi i toscani hanno devastato questo Paese”, diceva a un certo punto Stanis Larochelle, cioè Pietro Sermonti. Sembrava parlasse del governo Conte 2 con dieci anni d’anticipo. Sì, perché nell’esecutivo sostenuto dal Pd e dal Movimento 5 stelle, tra 21 ministri, 43 tra sottosegretari e vice, non c’è nessun toscano.
La questione però è tremendamente seria per i renziani, polemici sulle scelte della segreteria Pd fino ad agitare, tra le righe, lo spettro di una scissione. La più dura è Maria Elena Boschi: “Spero che non sia semplicemente un modo per colpire Matteo Renzi e il nostro gruppo perché non credo che sia giusto né che se lo meritino i cittadini toscani”, ha detto arrivando a Milano all’evento del Corriere della Sera, ‘Il tempo delle donne’. “Noi sosteniamo questo governo che deve dimostrare non ai parlamentari o alla Leopolda, ma a tutti cittadini, che fa delle cose buone nel loro interesse”, ha aggiunto Boschi. Poi il passaggio chiave: “Non c’è bisogno di ribadire ogni momento la nostra presenza nel Pd, ma è chiaro che se dovessero cambiare le condizioni, si parla ad esempio di un rientro di Bersani e di D’Alema, se ci dovessero essere queste condizioni credo sia giusto discuterne tra di noi e con Zingaretti”. “Ma adesso lavoriamo per poter portare il nostro contributo a questo governo – ha concluso – perché possa fare bene nell’interesse del Paese”.
Una provocazione quindi lasciata a metà. Tanto che è lo stesso segretario Nicola Zingaretti a cercare di minimizzare: “Non ricominciamo con i tormentoni, è finito quello dei 5 stelle e adesso ne inizia un altro fondato semplicemente sul nulla“. Le voci sulla formazione di un nuovo partito da parte di Matteo Renzi vanno avanti da tempo, ma il leader del Pd risponde: “Non sono argomenti all’ordine del giorno, concentriamo il nostro dibattito su come creare lavoro e sviluppo, come ricostruire un moderno stato sociale. Queste sono le vere grandi questioni che devono essere al centro del confronto politico”.
Intanto però oggi al centro del dibattito, all’interno del Pd, è rimasta proprio la questione dell’assenza di toscani. Con tutti i renziani all’attacco. “Qualcuno a livello nazionale dovrà spiegare ai tanti militanti ed elettori toscani il motivo, ad oggi incomprensibile, per il quale la Toscana non sia stata considerata degna di avere un rappresentante ai massimi livelli, o se ci sia una purga Renzi che ancora oggi la Toscana deve pagare“, ha ripetuto Simona Bonafè, che il Pd in Toscana lo guida dal vertice della segreteria regionale. Le fa l’eco anche il successore di Renzi a Palazzo Vecchio, Dario Nardella: “Se questa esautorazione è una vendetta contro la vecchia maggioranza del partito o contro Renzi lo si dica con chiarezza altrimenti sia dia una spiegazione seria e politica di questa decisione”.
Più moderato il commento di un altro renziano come Lorenzo Guerini, che però a differenza degli altri non è toscano (ma di Lodi) e soprattutto al governo è andato come nuovo ministro della Difesa. “I numeri sono quelli che sono. L’importante è che il governo lavori per tutto il Paese, che è la cosa che dobbiamo fare”. Al Nazareno sono comunque cascati dal pero. Nel senso che non si aspettavano questo fuoco incrociato da parte dei renziani, che hanno partecipato alla spartizione dei posti come le altre correnti. “Sono 8 al governo, 3 ministri e 5 sottosegretari: un numero corposo ma nei nomi proposti dall’area renziana non è mai comparso un toscano“, dicono dai vertici del partito. Insomma: dal Giglio magico non è arrivato alcun nome che provenisse dalla stessa regione di Renzi. Ma adesso che al governo non è andato alcun ministro o sottosegretario toscano, però, i renziani gridano al complotto “. “Assicuro che non c’è nessun tipo di discriminazione politica, non era questo e non è mai stato questo l’obiettivo di nessuno”, ha detto Zingaretti. Chissà se il segretario del Pd ha mai visto Boris.