Poco più di un mese fa – nei giorni turbolenti che preannunciavano la crisi di governo – il Comitato olimpico internazionale si era schierato contro le legge delega sullo sport voluta dall’allora sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti. In una lettera indirizzata al Coni, il Cio scriveva che il governo non può avere “un controllo specifico” sugli enti che compongono il Comitato olimpico nazionale perché la legge “intaccherebbe chiaramente l’autonomia del Coni” in sei punti. E per questo il Cio minacciava di poter adottare “la sospensione o il ritiro del riconoscimento del comitato olimpico”. Da Roma pochi giorni prima, tra il 30 e il 31 luglio, erano partite due missive, a firma del presidente Giovanni Malagò, da tempo contrario alla riforma – in cui si chiedeva di fatto di punire l’Italia per contrastare la riforma per la sottrazione al Coni della gestione dei fondi destinati allo sport: con la possibile esclusione da Tokyo 2020 e la revoca dei giochi di Milano-Cortina 2026.
A raccontare la vicenda è il quotidiano Repubblica. La prima lettera era stata indirizzata direttamente al presidente del Cio Thomas Bach. “Dear president, dear Thomas – si legge nel documento- vorrei informarla che il governo italiano approverà nei prossimi giorni un decreto legge non in linea con la Carta olimpica”. Malagò spiega, poi, in che modo, secondo il Coni, Sport e Salute, la società creata dal precedente governo nella quale è confluita la cassa dello sport italiano, interferisca con l’attività del Coni e con la sua autonomia. “Prima di tutto – si legge nella missiva secondo quanto riporta Repubblica – il decreto legge definisce il ruolo del Coni come limitato alla gestione delle attività olimpiche e questa definizione è contraria all’articolo 27 della carta olimpica che parla invece di sviluppo e promozione sia dello sport di alto livello sia dello sport per tutti”. In secondo luogo, sempre secondo Malagò, la riforma contrasta anche con il paragrafo 5 dei principi fondamentali della carta olimpica, secondo cui “le organizzazioni sportive aderenti al movimento olimpico devono essere politicamente neutrali“.
La seconda lettera (di carattere riservato) è indirizzata sempre a Losanna ma stavolta all’attenzione di James Macleod, il responsabile del Cio per le relazioni con i Comitati nazionali. “Dear James, oltre a quanto scritto al presidente ieri, vorrei sottolineare alcuni altri aspetti”, è l’incipit. Tra questi aspetti, riporta Repubblica, Malagò sottolinea un punto preciso dell’articolo 27, il nove. Ovvero quello che “stabilisce che il comitato esecutivo del Cio può assumere le decisioni più appropriate per proteggere il movimento olimpico tra cui la sospensione o il ritiro del riconoscimento del Noc (comitato olimpico nazionale) nel caso in cui una legge o anche ogni altro atto del governo sia di ostacolo all’attività o alla libera espressione del Noc stesso”. Insomma, ricostruisce Repubblica, è stato proprio Malagò a indicare al Cio di prendere in ostaggio la partecipazione olimpica dell’Italia a Tokyo 2020, nonché l’organizzazione delle Olimpiadi de 2026, pur di ostacolare la riforma Giorgetti-Valente.
Una vicenda che lo stesso Malagò ha poi smorzato definendo la missiva un “atto dovuto”. “Se non avessi evidenziato situazioni normative che sono sotto gli occhi di tutti, da membro Cio sarei stato sanzionato in modo anche grave. Devo essere sincero, non capisco la motivazione e il clamore di tutto questo” ha spiegato il presidente in mattinata a margine di un evento Coni. “Conseguenze per lo sport italiano? Queste situazioni vanno modificate e scritte in modo diverso – ha aggiunto Malagò – Ci sono alcuni temi, come l’aspetto di non limitare solo alla parte olimpica l’egida del Coni ma anche lo sport per tutti, la rappresentanza sul territorio su base regionale e tutto questo oggi non è in sintonia con la carta olimpica. Io ho difeso e sto continuando a difendere il Coni. Ora nell’ambito dei decreti attuativi della legge delega dobbiamo sistemare alcuni aspetti che sono in palese contraddizione con la Carta olimpica”.
Le reazioni – Duro il presidente ella Federtennis, che ha definito “sconvolgenti” le lettere, dicendo che però “lo aveva capito”. “I fatti parlano da soli. A meno che non ci siano delle cose clamorosamente sbagliate, speriamo che lui anziché attaccare tutto il mondo ce le chiarisca il prima possibile, ma altrimenti mi sembrano due lettere che parlano da sole”, ha affermato Angelo Binaghi all’Adnkronos. “Un atto dovuto? – ha proseguito – Non mi vedrete mai scrivere una lettera contro la mia federazione italiana tennis, perché amo il tennis e le persone con le quali è per le quali ho lavorato per 20 anni”. Il capo dello sport ha poi replicato anche a delle dichiarazioni precedenti di Binaghi, che ieri aveva parlato della Consi Servizi come di un “ente che non ha fatto nulla per sei anni”. “Binaghi per sei mesi ha fatto dichiarazioni, conferenze stampa, offendendo la Coni Servizi e dicendo cose assolutamente non veritiere. I membri di Coni Servizi erano stati votati da Giunta e Consiglio nazionale – ha detto – per anni Binaghi ci ha lavorato assieme e non si è mai espresso male sul loro operato. All’improvviso ora Sport e Salute gli ha risolto tutti i problemi… Noi del Coni non siamo più disposti a subire queste sue dichiarazioni verbali. Noi puntualmente replicheremo”.
Anche il presidente della federnuoto, Paolo Barelli, ha commentato la vicenda. “Se tutto questo corrisponde al vero sia una cosa molto delicata e da approfondire. Sono imbarazzato. Il Coni è un ente pubblico”, ha detto. Duro anche sulla definizione di “atto dovuto” di Malagò. “Se quello che ho letto corrisponde al vero l’imbarazzo c’è, se non lo è allora è bene che prenda i provvedimenti del caso. Sono anche perplesso in quanto parliamo di una legge delega al cui art. 1 si fa riferimento in maniera chiara del rispetto della carta olimpica e dell’autonomia delle federazioni, quindi qualunque altro commento sarebbe inutile”, ha proseguito Barelli. “Penso che gli altri membri italiani del comitato olimpico internazionale debbano dare un contributo per chiarire questo aspetto perché investe le relazioni tra Cio e comitati olimpici nazionali. Se ci saranno approfondimenti? Io sono molto sorpreso, la questione dovrà essere chiarita nel modo dovuto”, ha concluso il presidente della Fin.
Ha difeso Malagò, invece, l’ex presidente del Coni, Franco Carraro, ora membro Cio. “Ho letto la lettera in questione, come pure le risposte del Cio: non c’e’ alcuna richiesta di punizione all’Italia da parte di Malagò. Ciascuno può avere le proprie idee, ma nessuno che conosca i fatti e le persone credo possa mettere in discussione la totale passione per lo sport azzurro di Giovanni Malagò e la sua buona fede”, ha detto, come riporta La Repubblica.