La relazione ritenuta falsa doveva garantire il passaggio di un trasporto eccezionale da 141 tonnellate sul viadotto Pecetti sulla A26, che aveva subito la rottura di un cavo nell’agosto del 2018. Mentre sul Paolillo - che presenterebbe difformità tra progetto e realizzazione - nella 'revisione' delle relazioni bisognava eliminare un "refuso bollente" e c'era da "tenere a badare il mastino", ovvero l'ispettore del ministero delle Infrastrutture
“Non è possibile una superficialità così spinta dopo il 14 agosto”. A parlare è Andrea Indovino, addetto all’ufficio Controlli Strutturali di Spea Engineering, tra i destinatari delle misure emesse dal gip di Genova Angela Maria Nutini. Ha dubbi sulla stabilità del viadotto Pecetti sulla A26 (Genova-Gravellona Toce a Mele) in relazione al passaggio di un trasporto eccezionale (21-22 ottobre 2018) e quando si trova a redigere la relazione esprime le sue perplessità alla responsabile della sorveglianza dell’Ufficio Tecnico Sorveglianza Autostradale di Genova. “Vuol dire che la gente coinvolta non ha capito veramente un ca…o”, “ma proprio eticamente”. Una presa di coscienza che dura ben poco perché poi conclude: “Però, che prima di dire no secco, perché poi alla fine ti chiedono nuovamente il perché… prima di dire no secco mi sembra corretto esplorare tutte le possibilità in modo razionale“. E dunque – come sottolinea il giudice – nonostante i dubbi va avanti “non rinunciando, nonostante le premesse, a soddisfare le richieste che sono state formulate in relazione ad un cliente tanto importante”. Il suo falso report doveva garantire il passaggio di un trasporto eccezionale da 141 tonnellate su un viadotto potenzialmente a rischio.
“Più andiamo oltre, più rosicchiamo margini di sicurezza”
“Più andiamo oltre e più rosicchiamo i margini di sicurezza… quindi… non ci possiamo più permettere di avere aleatorietà… soprattutto perché siamo tutti consapevoli che nessuno ha fatto la tac a quel viadotto… È un viadotto che ha delle problematiche... alcune sono manifestate… noi lo abbiamo preso in conto… ma ce ne saranno delle altre…”. E ancora come riporta il giudice nell’ordinanza “Ferretti (Torricelli Lucio, responsabile della Direzione Opere d’arte di Spea Engineering, ndr) gli ha detto di rimandare tutto al mittente (Autostrade) e che non l’hanno fatto solo perché il mittente che c’è dietro è ‘pesante’. Testuale: “Io gli ho fatto presente. Guarda che dietro c’ho un mittente pesante…‘”. Il Pecetti, stando alle carte, aveva subito la rottura di un cavo nell’agosto del 2018, mese in cui è collassato il Morandi portandosi via 43 vite, e Maurizio Ceneri, responsabile del Cnd (Controlli non distruttivi) di Spea Engineering, con quel report ritenuto falso, ha poi compilato il documento che attestava falsamente la perdita di precompressione al 18% a fronte di quella reale del 33%. In questo modo fu permesso il passaggio del trasporto eccezionale. Un transito andato a buon fine e per cui tutti tirano un sospiro di sollievo, autorizzato però come sottolinea il gip “dalle penali pesanti” e dalla “tipologia del cliente”.
Il Paolillo e il “mastino da tenere a bada”
Per quel che riguarda il Paolillo, sulla A16 Napoli-Canosa in Puglia, invece, le false relazioni avrebbero riguardato la mancata indicazione che la realizzazione del viadotto era avvenuta in modo difforme dal progetto esecutivo e che quindi non era possibile garantire la sicurezza statica del viadotto. In questo caso, le Fiamme Gialle hanno ricostruito che i funzionari e i tecnici di Spea avrebbero ricevuto pressioni dai dirigenti della direzione del VIII tronco di Bari, quindi da Autostrade. È ancora Indovino che parla e dice: “… Ci hanno chiesto di togliere la parte dove c’era ‘rimando agli elaborati incongruenti’, io mi sono rifiutato di toglierla…”, suggerendo una revisione. Alla fine lo stesso Indovino rivela che le incongruenze sono state eliminate tranne che nella revisione zero. Conversando con Angelo Salcuni, consulente esterno anche lui interdetto, emerge la necessità di eliminare una incongruenza rimasta, definita “refuso bollente“. Nelle conversazioni si fa continuamente riferimento a “una trave” e alla mancanza del progetto. Sempre Indovino parla del responsabile della direzione VIII tronco: “Marrone ha fatto pressione per omettere il documento precedente…”. E lui stesso dice di aver rifiutato ma aggiunge: “Evitiamo di dire i dati da dove arrivano… diciamo direttamente che la trave è fatta così… e passiamo l’obiettivo”. Una verifica quindi fatta così come rilevata, tanto da far dire ancora a Indovino: “A fronte di una discrepanza del genere… Noi abbiamo devicchiato…” concludendo per la necessità di “una verifica globale”. In più gli indagati appaiono particolarmente agitati perché c’è “un mastino da tenere a bada“, ovvero l’ispettore del ministero dei Trasporti, Placido Migliorino, che continua a chiedere carte, documenti e così via. Autostrade in giornata ha diffuso una nota per fa sapere che i viadotti “sono sicuri” e “conferma nuovamente la sicurezza di tali opere, dove gli interventi di manutenzione sono stati conclusi diversi mesi fa” e che “era stata cambiata la sede dei due dipendenti”.