Quella che sto per raccontarvi è una storia molto piccola, che riguarda una piccola comunità di una periferia di una città che probabilmente non vi riguarda. Come accade nelle favole, tuttavia, da questa piccola storia si possono trarre insegnamenti e morale.
Innanzitutto, proprio come in tutte le favole, anche in questa piccola storia c’è un buono, un cattivo e qualche indifferente. Soprattutto, ci sono i cittadini interessati alla salvaguardia di un piccolo bosco urbano. Siamo a nord di via di Vigna Murata o, per la precisione nel quartiere “Ottavo Colle“, un nome da leggenda che evoca Romolo, Tarquinio Prisco e tutti i Re di Roma. Attaccato all’Eur, si forma con il Piano di Zona 40 “Vigna Murata”, approvato nel 1972/79 e realizzato nel decennio dal 1972 al 1982 (sindaci: Darida, Argan, Petroselli, Vetere).
In una piccola parte di questo Ottavo Colle oggi, dopo decenni di traversie burocratiche troppo complicate da spiegare qui ma affrontate dai cittadini in una saga degna di Game of Thrones, si è arrivati a una triste conclusione: la cancellazione di un parco cittadino, quello del Tintoretto, con il conseguente abbattimento dei suoi circa 250 alberi d’alto fusto. Il parco dovrebbe lasciare spazio a una mostruosa strada a quattro corsie che dovrebbe unire Viale del Tintoretto con Viale di Vigna Murata.
La strada rientra in un cosiddetto “piano di compensazione” per i costruttori inventato nel 1997 da un altro sindaco, Francesco Rutelli. Grazie a questo piano, per compensare la creazione del Parco di Tormarancia sarebbero stati concessi in futuro ettari edificabili in Vigna Murata per la costruzione di due torri da 11 e 13 piani, di un centro commerciale e di un asilo nido. La costruzione dello stradone nello specifico, invece, avrebbe fatto parte degli oneri concessori dovuti dai costruttori alla cittadinanza. La quale, di quella strada “incantata”, proprio non ne vuole sapere.
Naturalmente, in una favola non si possono riportare tutti i noiosi, estenuanti dettagli del perché e per come, ma in questo ultimo atto che riguarda la distruzione del parco, c’è – come dicevamo – un eroe e uno “sceriffo” cattivo, proprio come se ci trovassimo a Sherwood. Il “delinquente” che si batte per i “poveri” altri non è che un consigliere municipale del Movimento 5 stelle, Marco Merafina, lo sceriffo a favore dello stradone si chiama Luca Montuori e fa l’assessore all’Urbanistica del Comune di Roma. Giunta del Movimento 5 stelle.
La favola si complica. Come è possibile che un assessore del Movimento 5 stelle (una delle stelle è l’Ambiente) voglia cancellare un parco per farci passare uno stradone? Non se lo spiega l’eroe, non se lo spiegano neanche i cittadini interessati e la giustificazione addotta di possibile danno erariale da otto milioni di euro – nel caso non si faccia la strada – è stata smontata dalla caparbia determinazione di Merafina. Il quale, lancia in resta, si è recato in missione per conto di Dio (in questo caso i cittadini) scoprendo, durante una riunione della Commissione urbanistica, che la Società Esselunga (centro commerciale) e i costruttori interessati erano e rimangono entrambi addirittura disponibili a bonificare il corrispettivo dell’opera, circa 8,5 milioni di euro, a titolo di mancata realizzazione della strada.
Il drago, pardon, il danno erariale non esisterebbe più.
Malgrado quanto scoperto dal nostro eroe, malgrado sia venuto meno l’interesse pubblico per lo stradone-ammazza-alberi, lo sceriffo Montuori sembra ancora determinato a farlo realizzare. Con tutte le malefiche conseguenze del caso, degne della matrigna di Biancaneve più che di un amministratore avveduto:
1. Lo stradone taglierebbe in due il quartiere rendendo molto più difficile la vita agli studenti di due scuole e del nuovo asilo nido al di là di esso.
2. Aumenterebbe considerevolmente l’inquinamento atmosferico e sonoro di un’area attualmente verde.
3. La costruzione della prevista rotatoria su viale del Tintoretto farebbe fuori anche tutta una serie di orti urbani spontanei ma organizzati da anni nell’associazione Ortolino, dissipando ulteriore spazio verde e le tante energie profuse in questi anni dai cittadini.
4. Il consumo dissennato di suolo cittadino: secondo un rapporto Ispra, ogni giorno in Italia scompaiono per sempre 70 ettari di terreno che non ritorneranno mai più.
Cosa resta allora al nostro eroe Merafina e a tutti i cittadini che cerca di difendere? Appellarsi al Re, che in questo caso è una Regina, ovvero la sindaca Virginia Raggi. Il nostro eroe ha convogliato verso la Regina le lettere, le note, gli appunti, le richieste di appuntamento dei cittadini dell’Ottavo Colle. Si è perfino dimesso da consigliere municipale nella speranza che le dimissioni di un portavoce smuovessero il Movimento. Niente. Un crudele sortilegio tiene lontano dalle orecchie della sindaca tutti i loro appelli.
Nessun lieto fine, purtroppo, per adesso a questa favola triste. Potrebbe finire con i forconi dei cittadini in rivolta davanti al Castello, proprio come la storia di Frankenstein, che in fondo era meno mostruoso della stradone a quattro corsie.