Tutti coloro che fanno capo allo stesso abbonamento Premium for Family devono risiedere allo stesso indirizzo. Spotify potrebbe fare controlli usando lo strumento di ricerca degli indirizzi di Google Maps.
Il recente aggiornamento dei “termini e condizioni” contrattuali di Spotify potrebbe essere una doccia fredda per molti degli utenti che condividono un abbonamento Premium for Family. Notoriamente, questa è la formula che favorisce le famiglie, perché consente a sei persone al massimo (un titolare e cinque altri membri della famiglia) di beneficiare di un abbonamento Premium a prezzo scontato.
In molti lo usano, anche se uno dei figli risiede in una città diversa per motivi di studio, ad esempio. Ebbene, secondo l’ultimo aggiornamento questo uso potrebbe non essere più tollerato – anche se in effetti un periodo temporaneo fuorisede potrebbe essere tollerato – perché ora è indicato esplicitamente che “per poter usufruire dell’Abbonamento Premium Family, il titolare dell’account principale e i titolari degli account secondari devono essere membri della famiglia residenti allo stesso indirizzo”.
La verifica viene operata via mail: “al momento dell’attivazione di un account secondario di Premium Family, verrà chiesto all’utente di verificare il proprio indirizzo di casa”. In più, occasionalmente, il gestore potrà richiedere “una nuova verifica dell’indirizzo di casa per confermare l’idoneità ai criteri di ammissibilità”.
La notizia non è piacevole, ma non è una sorpresa perché da tempo si parlava di un giro di vite sulla semplicità con cui si potevano sottoscrivere contratti Premium for Family. A quanto pare per Spotify è venuto il momento di battere cassa, considerato che l’azienda ha all’attivo 232 milioni di utenti, di cui solo 108 milioni paganti.
Un’indagine del sito Billboard risalente al 2018 aveva rivelato che quasi la metà dell’utenza Spotify si affidava al piano Premium for Family, pagando molto meno rispetto all’abbonamento Premium (14,99 euro al mese per 6 account, contro 9,99 euro al mese per il singolo account).
La domanda che ora tutti si pongono è che cosa accadrà ora. Impossibile dare una risposta senza sapere come l’azienda deciderà di verificare la residenza degli utenti. Se la richiesta perverrà via mail sarebbero verosimilmente in molti a barare. Se davvero, come ha confermato Spotify, utilizzerà “lo strumento di ricerca degli indirizzi di Google Maps per aiutare l’utente a trovare e impostare il proprio indirizzo” potrebbe essere un disastro. Anche perché l’indirizzo immesso al momento dell’attivazione o della nuova verifica sarà soggetto ai Termini di servizio aggiuntivi di Google Maps e all’Informativa sulla privacy di Google.
Che cosa accadrà a chi non ha il diritto di continuare a fruire dell’abbonamento Family? Spotify si riserva “il diritto di interrompere o sospendere l’accesso al servizio Spotify Premium Family e agli account Spotify Premium Family immediatamente e in qualsiasi momento nel caso in cui l’utente non soddisfi i criteri di ammissibilità e in base a quanto altrimenti stabilito nei Termini e condizioni d’uso di Spotify”.
L’unica salvezza a questo punto potrebbe essere la tutela della privacy, che già in passato aveva costretto l’azienda a interrompere i test che erano in corso a livello globale. Ma non è detto che anche questa volta possa funzionare.