La suprema corte ha accolto la richiesta dei legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all’ergastolo per la strage di Erba l'11 dicembre 2016 di nuovi accertamenti. I giudici di Como, lo scorso aprile, si erano opposti alle istanze degli avvocati, ma adesso dovranno rivalutarle convocando le difese
Per un vizio formale, la Cassazione ha accolto la richiesta dei legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi – condannati all’ergastolo per la strage di Erba l’11 dicembre 2016- di trasmettere alla Corte di Assise di Como la richiesta della difesa di nuovi accertamenti. I giudici di Como, lo scorso aprile, si erano opposti alle istanze di accesso ai server delle intercettazioni, e a quelle di acquisire un cellulare Motorola ed esaminare dei reperti biologici. Ma la decisione era stata emessa “de plano”, senza contraddittorio tra le parti. Adesso la Corte di merito dovrà rivalutare le istanze convocando le difese. Secondo i giudici di Como, le richieste dei legali della coppia omicida erano però immotivate e inutili “a distruggere l’impianto su cui è fondata” la condanna definitiva. A quel punto, i difensori di Romano e Bazzi, avevano deciso di impugnare in Cassazione la decisione dei giudici.
Il pubblico ministero Massimo Astori aveva fatto presente che che i dati sulle intercettazioni erano nella disponibilità della Procura e che i difensori erano già in possesso. In particolare la Corte aveva specificato che il telefonino – che Azouz Marzouk aveva negato essere della moglie davanti alla Corte d’appello di Brescia – era invece “appartenuto pacificamente a Raffaella Castagna” dato che contiene messaggi fra lei e il marito. La sentenza dei giudici di Como, in applicazione dell’orientamento della Cassazione su ciò che attiene le attività di investigazione difensiva, aveva inoltre ribadito che non può essere ammessa una finalità “meramente esplorativa” nella richiesta di rinnovare l’istruttoria e che non possono essere consentite “quelle investigazioni che appaiono all’evidenza superflue o inidonee a determinare modificazioni sostanziali del quadro probatorio”. La prima istanza inoltre era già stata in parte presentata alla Corte d’appello di Brescia, che aveva dichiarato inammissibile la richiesta di incidente probatorio e nella parte restante era stata ritenuta “del tutto immotivata”.
La condanna ai due coniugi per aver massacrato con coltelli e spranghe Raffaella Castagna, il figlioletto di due anni Youssef Marzouk, la mamma Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini, accorsa con il marito Mario Frigerio, ferito gravemente, per capire cosa stesse accadendo nell’appartamento di Raffaella, era passata per 3 gradi di giudizio davanti a 26 giudici. La difesa aveva comunque tentato più volte invano di far riaprire il caso, passando pure dalla Corte di giustizia europea. Nel 2018 la stessa Cassazione aveva riconfermato il no ad altre analisi su reperti che i legali degli assassini vorrebbero esaminare. Questa volta invece, le istanze di revisione presentate dagli avvocati sono state accolte e la Corte di Como dovrà fissare un’udienza pubblica per procedere in contraddittorio con le parti (difesa e pubblici ministeri) alla valutazione delle istanze presentate.