Il consigli di amministrazione di Spea “si è reso disponibile a rimettere il proprio mandato nelle mani del Presidente per consentire la più efficace tutela della Società”. Così all’indomani della svolta nelle indagini in corso dopo la tragedia del crollo del Ponte Morandi di Genova, nella quale il 14 agosto del 2018 morirono 43 persone, ha deciso il cda della società, controllata di Autostrade. Durante la riunione urgente di questa mattina si è scelto anche di sospendere “con effetto immediato” quattro dipendenti, coinvolti nell’inchiesta sui falsi report. La stessa decisione era stata presa anche ieri sera da Autostrade per l’Italia, nei confronti di altri due tecnici, anche loro coinvolti nelle indagini.
Intanto questa mattina era arrivata una nota di Edizione, la holding dei Benetton, che detiene il 30,25% di Atlantia che aveva commentato la svolta dell’Autorità giudiziaria, esprimendo “sgomento e turbamento”. La società, si leggeva, “prenderà senza esitazione e nell’immediato tutte le iniziative doverose e necessarie, anche a salvaguardia della credibilità, reputazione e buon nome dei suoi azionisti e delle aziende controllate e partecipate”. “Edizione ha seguito con estrema attenzione e partecipazione lo svolgersi dei fatti che si sono succeduti dal 14 agosto dello scorso anno – continuava – dichiarando sin dal primo giorno la sua determinazione nel fare tutto ciò che è in suo potere per favorire l’accertamento della verità e delle responsabilità dell’accaduto”. Ieri, dopo i risvolti giudiziari, il titolo di Atlantia ha avuto un crollo in borsa dell’8%.
Tanti i nodi venuti fuori dalle intercettazioni telefoniche che hanno portato all’arresto (ora ai domiciliari) di tre tecnici di Aspi, e all’interdizione dai pubblici uffici per un anno di altri sei tecnici della stessa società e di Spea, controllata di Autostrade, per dei “tentativi di inquinamento probatorio”, nell’ambito dell’inchiesta bis sul crollo del ponte Morandi sui report “ammorbiditi” sulle condizioni dei viadotti. Una vicenda sulla quale, questa mattina, è intervenuto anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che, parlando a un’iniziativa della piattaforma Rousseau, “Open Comuni” a Roma, ha ribadito l’urgenza di “revocare” le concessioni autostradali “ai Benetton”. Un’azienda, ha sottolineato il leader del Movimento 5 stelle, “che non ha mantenuto il ponte Morandi e addirittura ha nascosto le carenze manutentive”. “È assurdo che si dica ma non è possibile che quella gente possa continuare a gestire i nostri ponti. Mi fa piacere che anche nel Pd la revoca delle concessioni autostradali non sia più un tabù. Questo è un ulteriore passo che permette al governo di essere ancora più forte – ha continuato il capo della Farnesina – Come concessionari, in Italia, non ci sono solo i Benetton per questo noi parliamo della ‘revisione del sistema delle concessioni'”.
“È evidente che sulla vicenda del ponte Morandi, non possiamo pensare che quel tratto autostradale possa essere gestito ancora da loro. Il procedimento sta andando avanti, ce lo portiamo dal precedente governo e speriamo che nei prossimi mesi si possa arrivare a fare giustizia”, ha concluso Di Maio.
In un’ulteriore nota, Autostrade per l’Italia ha fatto sapere di aver pubblicato “sulla homepage del sito www.autostrade.it, nell’area ‘Sicurezza Viadotti’, schede di dettaglio sulle condizioni di sicurezza del viadotto Pecetti e del ponticello Paolillo e le relative comunicazioni inviate al MIT”. “Dalle informazioni – si legge ancora – e dai documenti consultabili da chiunque emerge una condizione di piena sicurezza delle due opere”.