C’è un nuovo tema, carico di esplosività, che minaccia le coppie e le famiglie italiane. È la questione del cambiamento climatico, con tutte le conseguenze che porta con sé in termini di angosce, preoccupazioni, ma anche voglia di cambiare radicalmente il proprio stile di vita.

Il fatto è che quando ci si mette insieme, in genere, lo si fa per una convergenza di valori: ci piacciono cose simili, ma soprattutto abbiamo gli stessi obiettivi e ancor di più crediamo che il senso della vita venga dalle stesse cose. Ma i valori possono cambiare nel tempo, e non sempre si cambia nella stessa direzione.

Quella generata dalla consapevolezza del riscaldamento globale, come ho scritto raccontando la mia stessa esperienza, è una svolta radicale. Il momento in cui si capisce cosa sta realmente accadendo, gli immani rischi ai quali andiamo incontro provocano un desiderio drastico di modificare la propria vita, nelle pratiche e nelle conversazioni di tutti i giorni. Il che già sarebbe una bella fatica rispetto al mondo esterno, se non fosse che l’ostacolo più grande spesso è un compagno o una compagna che, magari, a quel livello di consapevolezza non ci è proprio arrivato. Oppure, peggio, non ci vuole proprio arrivare.

Ci sono vari livelli di (in)coscienza del problema: c’è chi lo nega a livello sia razionale che emotivo, e chi lo accetta a livello razionale – conosce il problema, i rischi, etc. – ma non a livello emotivo: di fatto, cioè, non ha ancora accettato interiormente che quel cambiamento riguarderà anche lui e in maniera radicale. In entrambi i casi, la convivenza tra chi il riscaldamento globale ce l’ha in testa dal momento in cui si sveglia e chi invece tendenzialmente non ci pensa proprio può diventare letteralmente drammatica. Anche perché spesso i bambini tendono a resistere nelle loro pratiche più consumiste e schierarsi col partner meno ecologista.

Le pratiche, appunto: non è facile adottare comportamenti ambientalisti se non tutti sono d’accordo in famiglia. Prendiamo il non mangiare carne: certo, chi è più ecologista non lo farà, ma cosa fare se la famiglia in viaggio vuole entrare in un McDonald’s? E come accordarsi sulla dieta dei bambini, se uno vuole dar loro un’alimentazione vegetariana e l’altro non ci pensa neanche? Qualunque scelta genera sofferenza in chi, tra virgolette, ha perso. Se sai che la carne fa male e deforesta il pianeta, sarà doloroso vedere la tua famiglia che la mangia.

Chi poi ha a cuore la sopravvivenza del pianeta in genere è una persona che tende a essere prescrittiva: sgrida chiunque lasci l’acqua aperta, urla ai ragazzini di non lasciare mezza briciola sul piatto perché non si spreca, cerca di differenziare il possibile, evita di acquistare plastica nei limiti del possibile. Il che non sarebbe un problema se però, ad esempio rispetto ai bambini, i due coniugi fossero d’accordo. Se invece uno tenta di adottare pratiche ecologiche e l’altro è indifferente, l’indifferente si stressa e chi è angosciato del clima si sente impotente e frustrato. E i bambini ricevono messaggi contraddittori che possono confonderli.

E lo stesso vale per i discorsi: conoscere e studiare il riscaldamento globale porta automaticamente a leggere qualsiasi cosa in quei termini e a parlarne costantemente. Si tratta spesso di una visione monotematica che rischia di tramutarsi in ossessione, ma è pur vero che il pericolo è così grande che essere in ansia è un atteggiamento realistico. In ogni caso, però, diventa un problema se il compagno/a invece non ne vuol sapere. Perché quest’ultimo non vorrà ascoltare riflessioni sul tema, mentre ancora una volta chi nella coppia si preoccupa del futuro messo a rischio si sentirà ancora a disagio, solo, triste e forse anche un po’ disperato dell’impossibilità di condividere.

È veramente arduo infatti, per chi conosce a fondo il tema e lo vive sulla propria pelle, occuparsene solo fuori casa. Infine, ciliegina sulla torta, spesso all’interno delle coppie si litiga anche su eventuali spostamenti in altri paesi o zone climaticamente più favorevoli: chi studia il climate change insiste per provare ad andar via, per riuscire a sopravvivere meglio. Chi invece non se ne vuol occupare pensa che il compagno sia impazzito. E non ha intenzione di muoversi.

Una soluzione, purtroppo, non c’è. Il cambiamento climatico è un tema che ancora divide, anche per l’ansia enorme che, non c’è dubbio, porta con sé. Divide gli amici, divide le conoscenze sui social network, perché la consapevolezza climatica non è uniforme e non lo sarà fino a che un evento scioccante non ci sveglierà da questa indifferenza ancora troppo diffusa.

Tornando alle coppie: forse per aiutare le famiglie ci vorrebbero terapeuti specializzati, oppure mediatori culturali esperti di clima. Per evitare il surriscaldamento familiare, occorre rimettersi in gioco tutti e cercare di trovare compromessi accettabili da entrambe le parti. Nella consapevolezza che, comunque, affrontare il riscaldamento climatico da soli, magari con dei figli e con meno soldi, sarebbe molto più duro che affrontarlo insieme.

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