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Sondaggi, un italiano su due boccia il nuovo governo. Ma Conte è il leader che piace di più. Cala la Lega, cresce il M5s: il Pd è secondo

Sono i risultati di due sondaggi realizzati rispettivamente da Ipsos per il Corriere della Sera e da Demos per La Repubblica. Per oltre il 40% il nuovo esecutivo avrà vita breve: durerà sei mesi al massimo un anno. Per il quotidiano diretto da Verdelli entra nella classifica dei più apprezzati anche Gentiloni: piace al 47 per cento, più di Salvini

A un italiano su due non piace il governo Conte 2, ma il presidente del Consiglio, “un uomo solo al comando” senza più i due vicepremier, resta il leader politico più apprezzato. Se si andasse al voto domani la Lega continuerebbe ad arretrare, pur rimanendo il primo partito. Secondo resterebbe il Pd, mentre terzo, recuperano voti rispetto ai precedenti sondaggi, sarebbe il Movimento 5 stelle, con una percentuale che supera il 20 per cento. Prevale comunque una sensazione di instabilità tra gli intervistati: per oltre il 40% il nuovo esecutivo durerà pochi mesi, al massimo un anno. È la fotografia di due sondaggi, uno realizzato da Ipsos per il Corriere della Sera e uno di Demos per Repubblica.

Le intenzioni di voto – Tra i due sondaggi solo quello realizzato per il quotidiano diretto da Carlo Verdelli chiede agli intervistati cosa voterebbero oggi in caso di elezioni politiche. Il trend negativo della Lega è confermato, pur rimanendo la compagine politica con più voti: è al 32,5 per cento, con un calo di 3 punti percentuali rispetto a luglio 2019. Segue l’area dem, con il 22,3 per cento e poi il Movimento 5 stelle che recupera tre punti percentuali e sale rispetto al 17,6 per cento di due mesi fa. Fratelli d’Italia, complice il declino di Silvio Berlusconi, supera Forza Italia: i due partiti sono rispettivamente al 7,4% e al 6,5 per cento. Seguono i minori di centrosinistra che insieme (LeU e La Sinistra) raggiungono appena il 3 per cento. Il declino (lento ma significativo) del Carroccio va letto insieme a un calo di gradimento nei confronti del leader politico, Matteo Salvini, che, sempre secondo Demos rispetto a luglio scende dal 54 al 46 per cento, a dimostrazione di come il partito sia, di fatto, un “partito personale”.

Il gradimento di leader e partiti – Se si guarda alle percentuali di gradimento dei singoli leader politici, Giuseppe Conte per entrambi i sondaggi è il più amato. In particolare per Demos il Capo del Governo piace a più di un italiano su due (55 per cento). Un numero in calo rispetto alla precedente rilevazione che dava il presidente del Consiglio al 64 per cento. Scavalca Matteo Salvini, Paolo Gentiloni, secondo per piacimento nella classifica realizzata per la Repubblica. L’attuale Commissario europeo piace al 47 per cento degli intervistati. Dal canto suo, invece, il leader del Carroccio continua il suo calo: in un mese perde quasi 10 punti percentuali e arriva al 46 per cento. Seguono Giorgia Meloni (41%) e Nicola Zingaretti (44%). Entra nella classifica Dario Franceschini, non presente nella rilevazione precedente di Demos, che piace al 40 per cento. In fondo alla classifica due protagonisti chiave di questa alleanza di governo: Matteo Renzi e Beppe Grillo. Lievemente diversi, invece, i risultati di Ipsos, che però confronta gli attuali risultati con quelli raccolti ad agosto 2019 (e non a luglio come Demos). Per il sondaggio realizzato per il Corriere, Conte è invece in ascesa: piace al 54 per cento degli intervistati, due punti in più rispetto al periodo di apertura della crisi politica. Segue l’ex ministro degli Interni, con una percentuale del 40 per cento. Non considerato l’ex presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che non entra quindi nella classifica.

Il nuovo governo: non piace ad almeno un elettore su due e “durerà poco” – Alla domanda “che voto darebbe al Conte 2“, poi, secondo Demos, solo il 44 per cento degli elettori ha risposto con un numero sopra la sufficienza (da 6 a 10). Una positività che scende di quasi 10 punti, arrivando al 36% nell’analisi fatta invece da Ipsos. Guardando però l’indice di gradimento, ossia la percentuale dei voti positivi sulla totalità degli espressi, i numeri del sondaggio del Corriere salgono leggermente: il nuovo esecutivo piace al 43 per cento. Anche all’interno dello stesso sondaggio Demos, le percentuali variano notevolmente se si divide l’elettorato: la nuova compagine è appoggiata dall’83 per cento degli elettori Pd e dall’80 per cento di quelli del Movimento 5 stelle e solo dall’8% dei votanti Lega. Percentuali che rimangono più o meno simili, con variazioni minime, nel sondaggio realizzato da Ipsos. Insomma, il leader politico piace, ma l’esecutivo no, tanto che un italiano su due gli dà un voto insufficiente.

Una percentuale di intervistati che oscilla tra il 42 e il 46 per cento, inoltre, è convinta che l’esecutivo giallorosso avrà vita breve: qualche mese o al massimo un anno. In particolare secondo quanto raccolto da Demos, il 24 per cento pensa che durerà un anno, mentre il 22 ha aspettative più breve. Allo stesso modo uno su quattro pensa che l’esecutivo durerà più di un anno, ma comunque meno della legislatura. Il 22 per cento, infine, crede nella compagine M5s-Pd e pensa che potrà durare fino alla fine della legislatura nel 2023. Le percentuali variano (di poco) se si guarda il sondaggio Ipsos: il 42 per cento è convinto che l’esperienza governativa durerà meno di un anno, il 21 per cento punta a un paio d’anni, mentre solo il 15 per cento pensa che possa avere vita lunga, fino al 2023. E su un ipotesi di futura alleanza di governo, l’elettorato italiano è frammentato, come evidenzia Demos. Il 43 per cento darebbe un voto positivo a un’ipotetica alleanza Lega – FdI. La percentuale scende di poco, arrivando al 41 per cento, invece, sommando tutta la compagine del centrodestra. L’attuale esecutivo, invece, godrebbe del favore del 40 per cento degli elettori, che scendono al 35 per cento nell’ipotesi di un esecutivo tutto di centrosinistra. Bocciato, infine, il ritorno a un’alleanza gialloverde: piace al 23 per cento. In ogni caso, come evidenzia La Repubblica, non c’è una maggioranza netta, ma più che altro prevalgono l’instabilità e l’incertezza.