Tra i destinatari del provvedimento non ci sono il rettore e pro rettore dell'Ateneo dauno, in un primo momento iscritti nel registro del pm Alessandra Fini. Compare però il futuro pro rettore. A parte degli indagati la Guardia di Finanza contesta anche l'appropriazione di 2 milione di euro
Non solo truffa e abuso d’ufficio, ma viene contestato anche il peculato con l’appropriazione indebita di 2 milioni di euro a cinque dei 19 indagati a cui è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini sulla gestione dei fondi del Miur da parte dell’Università di Foggia. Un’inchiesta nata, come raccontato da ilfattoquotidiano.it a luglio 2017, dalla denuncia di due professori, Alessandro Del Nobile e Diego Centonze, che avevano segnalato diverse anomalie nell’utilizzo dei fondi del ministero dell’Istruzione e dell’Università destinati alla ricerca ma utilizzati, secondo gli autori della denuncia, per altro. Anche per pagare gli stipendi di alcuni docenti. Queste irregolarità avrebbero riguardato, in particolare, la rendicontazione del Pon Ricerca e Competitività 2007- 2013, ottenuto dai gruppi di ricerca del Distretto Agroalimentare Regionale, il DA.Re, tra i cui soci c’è anche l’Ateneo foggiano. Una gestione delle risorse pubbliche, che i due professori non hanno mai voluto condividere. Così il 10 aprile 2013, dopo un anno e mezzo di lavoro su tre progetti, sono stati rimossi. Le anomalie sarebbe iniziate dopo quella data.
GLI AVVISI DI CONCLUSIONE INDAGINE – Tra i 19 indagati raggiunti dall’avviso di conclusione delle indagini non ci sono il rettore dell’Università di Foggia Maurizio Ricci e Milena Sinigaglia, prorettore dell’Ateneo e presidente del DA.Re, entrambi finiti a luglio 2018 nel registro del pm Alessandra Fini. Compare, però, nella lista il nome di Agostino Carmelo Sevi, direttore del Dipartimento di Scienze agrarie, degli alimenti e dell’ambiente e futuro pro rettore dell’Università, dal prossimo 1 novembre.
I TIME-SHEET FALSI – Nella loro denuncia, i due professori avevano segnalato come, pur di incamerare i fondi, 15 docenti avrebbero firmato dei time sheet falsi, rendicontando ore lavorative precedenti al 10 aprile del 2013, periodo in cui invece Del Nobile e Centonze non erano ancora stati sostituiti. Le indagini della Guardia di Finanza hanno confermato questo sistema, in particolare in riferimento ai documenti consegnati per il progetto Info-Pack, acronimo di “Soluzioni innovative di Packaging per il prolungamento della shelf life dei prodotti alimentari” (di cui Del Nobile era responsabile scientifico). Per gli inquirenti Sevi, Gianluca Nardone (prima direttore generale pro tempore e poi presidente del DA.Re.), Giuliano Volpe (in qualità di rettore pro tempore dell’Università), Carla Severini, responsabile scientifico del progetto Infopack, Costantino Quartucci, direttore generale dell’Università e altri tredici docenti hanno, in concorso tra loro, “attestato falsamente nei time-sheet (controfirmati anche da Sevi, ndr)” un’attività in realtà mai svolta prima dell’aprile 2013.
LA TRUFFA AGGRAVATA – Per tutti il reato contestato è quello di truffa aggravata perché, scrive il pm, “con artifici e raggiri (ossia consegnando attraverso il DA.Re. i time-sheet falsi al Miur, ndr) conseguivano finanziamenti pubblici per progetti” per un ammontare complessivo di quasi 315mila euro, di cui circa 209mila quali costi effettivi del personale e ulteriori spese generali, pari (come da bando) al 50% dei costi del personale.
IL PECULATO – Quello che ha scoperto la Guardia di Finanza, però, e che va oltre la denuncia dei due docenti universitari, è che cinque degli indagati (Sevi, Nardone, Volpe, Quartucci e il direttore del DA.Re. Antonio Pepe) avrebbero “distratto la somma di 2 milioni e 47mila euro destinata all’Università e oggetto del finanziamento stanziato dal Ministero, riservandola al progetto DA.Re”. Si tratta di parte degli 11 milioni e 856mila euro che, come previsto dal bando, il distretto avrebbe dovuto trasferire all’Università (10 milioni e 355mila per le attività di ricerca dei progetti e un milione e mezzo per la formazione dei progetti in cui l’Università di Foggia era coinvolta). Eppure, spiega il pm, in seguito all’adozione della convenzione tra l’Università e il Distretto Agroalimentare regionale (la cui bozza è stata predisposta da Nardone e adottata dal cda dell’Università) i cinque indagati “si appropriavano, trattenendoli illecitamente” degli oltre due milioni di euro in questione. Uno scenario, quello portato alla luce dalla Guardia di Finanza, che lascia tuttora aperti molti interrogativi sulla gestione dei fondi del Miur da parte dell’Ateneo pugliese.