Sono passati appena undici mesi dalla fine della guerra e un’Italia completamente rasa al suolo vuole ripartire. Le strade sono poco praticabili e ancora malmesse. L’Italia ha voglia di ripartire e quella edizione della Milano-Sanremo rappresenta un passo verso la normalità ritrovata. Si ricomincia da dove si era interrotto tutto sei anni prima: da Fausto Coppi e Gino Bartali. È la corsa del 19 marzo 1946: la prima delle tre affermazioni del Campionissimo nella storica classica. Fausto prende subito la testa della corsa insieme a un gruppetto di fuggitivi. Sul Passo del Turchino, poi, il piemontese aumenta il ritmo, stacca tutti e si ritrova da solo quando al traguardo mancano ancora oltre 100 chilometri. Minuto dopo minuto il vantaggio aumenta. Talmente tanto che la leggenda vuole che Coppi – informato del distacco accumulato sui rivali – si sia fermato per prendersi un caffè al Bar Piccardo di Imperia. Ciò che non è leggenda ma storia è, invece, il commento del mitico Nicolò Carosio quando Coppi taglia il traguardo dopo otto ore di corsa e 293 chilometri: “Primo Fausto Coppi, in attesa di altri concorrenti trasmettiamo musica da ballo“. Teisseire, giunto secondo, arriva con quattordici minuti di ritardo. I primi uomini del gruppo arrivano dopo più di venti minuti. Tra loro c’è anche Gino Bartali.

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