Cronaca

Incendio Avellino, si indaga per disastro ambientale: per gli inquirenti dietro il rogo la mano del racket

Mentre l'inchiesta va avanti, dopo due giorni di psicosi dovuti all’invito a rimanere a casa da parte delle istituzioni, la città è tornata alla normalità: domani le scuole riapriranno sia nel capoluogo, che negli altri 19 comuni dove i sindaci avevano diramato un’ordinanza di chiusura

Da un lato l’inchiesta aperta dalla Procura di Avellino per disastro ambientale e, dall’altro, il rientro a scuola e una manifestazione in difesa dell’Ambiente. L’incendio divampato il 13 settembre nel piazzale esterno all’azienda di Pianodardine, nel nucleo industriale di Avellino, la Igs, che produce contenitori in plastica per batterie automobilistiche e dopo il quale l’intera area è stata avvolta da una nube tossica, ha spinto gli organizzatori del comitato ‘Salviamo la Valle del Sabato” ad anticipare l’evento già in programma alla data del 29 settembre. E il corteo partirà proprio dalla Igs, al centro dell’inchiesta aperta dal pubblico ministero Cecilia Annecchini e sequestrata su disposizione del procuratore Rosario Cantelmo. Intanto, però, dopo due giorni di psicosi dovuti all’invito a rimanere a casa da parte delle istituzioni, Avellino sembra tornare alla normalità: domani le scuole riapriranno sia nel capoluogo, che negli altri 19 comuni dove i sindaci avevano diramato un’ordinanza di chiusura.

L’INCHIESTA PORTA AL RACKET – Per quanto riguarda le indagini, se gli inquirenti escludono un collegamento con un altro rogo, divampato nei giorni scorsi a Battipaglia, di un impianto di rifiuti speciali, l’ipotesi più accreditata è che dietro l’incendio ci sia la mano del racket. In questa direzione si stanno concentrando le indagini condotte dai carabinieri del nucleo investigativo diretti dal capitano Quintino Russo.

I MONITORAGGI – Presso la Prefettura di Avellino, dove oggi si è tenuto un summit, si è fin da subito riunito il Centro coordinamento soccorsi, presieduto dal prefetto Maria Tirone, con l’obiettivo di valutare i monitoraggi effettuati da Arpac sulle polveri sottili rilasciate dall’incendio nella zona e nei comuni confinanti. Al tavolo hanno partecipato i sindaci di Avellino e Atripalda, il sottosegretario agli Interni Carlo Sibilia, i dirigenti regionali e provinciali dell’Arpac, l’Asl di Avellino e i comandanti delle forze dell’ordine. L’agenzia regionale per l’ambiente ha comunicato che non si è verificato nessun superamento dei valori limite di legge per varie sostanze inquinanti nell’aria, come idrogeno solforato, ossidi di azoto, monossido di carbonio, ozono, toluene. La concentrazione di PM10 e PM25 al di sotto delle soglie di legge, intanto, è stata confermata dalle centraline fisse dell’Arpac posizionate sia nel centro città che nel nucleo industriale. I valori registrati raggiungono al massimo 38 microgrammi a fronte del limite giornaliero di 50.

ATTESI I RISULTATI SULLE CONCENTRAZIONI DI DIOSSINA – Saranno inoltre posizionate almeno altre quattro postazioni attrezzate con campionatori passivi, nelle zone limitrofe all’area interessata dall’incendio. Si attendono, invece, i risultati degli esami per quanto riguarda le concentrazioni di diossina. Per quelli ci vorrà più tempo, ma saranno fondamentali per capire se il rischio è stato superato.