Il conto alla rovescia è iniziato: per sapere come sarà il futuro assetto del Partito democratico bisognerà aspettare domenica 20 ottobre, giorno di chiusura della Leopolda a Firenze. Solo allora si capirà se Matteo Renzi ha davvero intenzione di lasciare il Pd e fondare un suo partito, magari con la nascita di gruppi parlamentari autonomi. I giornali, in particolar modo il Corriere della Sera, danno l’operazione ormai per fatta: c’è il logo (segreto), c’è la nuova fondazione per raccogliere fondi (peraltro già operativa), ci sono i nomi dei parlamentari che seguiranno l’ex premier, ci sono le voci dei renziani (Scalfarotto e Rosato in primis) che testimoniano la volontà di abbandonare il Nazareno. Non c’è, però, la conferma del diretto interessato. In un’intervista al Corriere Fiorentino, Matteo Renzi non smentisce l’ipotesi scissione, rimandando alla convention fiorentina ogni verdetto. Nel frattempo, però, nel Pd è bagarre. C’è chi chiede a Renzi di restare (Franceschini), chi non crede al progetto dell’ex Rottamatore (Letta) e chi accusa il giglio magico di pensare solo alle poltrone (Calenda). Il tutto nei giorni in cui i vertici dem hanno aperto al confronto con il M5s sul progetto di alleanza alle elezioni regionali, a partire da quelle in Umbria del 27 ottobre. Quindi una settimana dopo la fine della Leopolda.

Franceschini: “Non spacchiamo il partito di fronte a questa destra pericolosa”
“Lo dico a Renzi: non farlo. Il Pd è la casa di tutti, è casa tua e casa nostra”. Parola del ministro della Cultura Dario Franceschini. Dal palco di Cortona, dove è in corso la convention della corrente AreaDem, l’esponente del Governo Conte 2 si rivolge direttamente all’ex premier parlando del rischio di scissione. “Il popolo della Leopolda è parte del grande popolo del Pd – h detto – Non separiamo questo popolo, non indeboliamoci spaccando il partito di fronte a questa destra pericolosa”. Per Franceschini, “l’unità del Pd è indispensabile. La nascita del governo è passata anche dalle interviste di Renzi e di Bettini, non si era mai visto un voto unanime in direzione. Per questo – ha aggiunto – non voglio credere a questa storia della scissione o quel che ho letto sui giornali, questa storia ridicola della separazione consensuale. Quando spacchi un partito – ha sottolineato – è sempre traumatico, come si fa a pensare che sia consensuale?”.

Letta: “Una scissione a freddo non avrebbe senso”
Meno soft la presa di posizione dell’ex premier Enrico Letta, che in un’intervista al Corriere della Sera ha detto di non credere all’ipotesi di addio renziano: “Una scissione a freddo non avrebbe senso, visto anche il modo intelligente e inclusivo in cui Zingaretti ha gestito questa fase” ha detto Letta. Che poi ha aggiunto: “Non vedo su cosa dovrebbe fare la scissione. Invito tutti a lasciar perdere il politichese e a discutere dei problemi del Paese. Se il governo non dura è una catastrofe e vince Salvini”. A sentire l’ex presidente del Consiglio, il governo Conte 2 è nato per via “dell’errore di Salvini e ora ha un nemico e un’opposizione forte. Ora bisogna che un governo contro si traduca in un governo per” ha continuato Letta, facendo notare che l’esecutivo “è partito bene e ha davanti un tempo potenzialmente lungo, tre anni e mezzo sono un’eternità. Ora deve lavorare ed essere coeso”. Secondo lui i concetti chiave sono tre: “La gestione delle migrazioni, il Nord da recuperare e la necessità di unità e di umiltà. Per non lasciare praterie a Salvini, il governo deve parlare al Nord con soluzioni economiche – ha spiegato – Competitività, sburocratizzazione, infrastrutture, investimenti e meno tasse sul lavoro”. Sull’evoluzione del rapporto tra Pd e M5S, poi, Letta la pensa come i vertici del partito: “Penso sia ora di ragionare su un’intesa politica, non solo di governo. Ha fatto bene Conte a parlare di progetto politico, sono d’accordo con lui. Deve essere il motore esterno che spinge i tre partiti a presentarsi insieme alle Regionali e a scommettere su un progetto comune“.

Renzi: “Chiacchiere stanno a zero. Parlerò alla Leopolda”
“Le chiacchiere stanno a zero. Di politica nazionale parleremo alla Leopolda e sarà chiaro come mai in passato. La priorità adesso è Firenze“. La risposta indiretta di Matteo Renzi è arrivata dalle colonne del Corriere Fiorentino, a cui l’ex premier ha rilasciato una lunga intervista, senza però rispondere agli appelli provenienti dalle varie anime del Pd. “L’interesse del Paese viene prima dell’interesse dei singoli e io l’ho dimostrato. Detto questo, quando Firenze alza la voce lo fa a ragione, mai a torto” ha spiegato, parlando dell’assenza nel governo guidato da Giuseppe Conte, di ministri, viceministri e sottosegretari toscani. “Capisco la rabbia di Simona Bonafè (segretaria regionale del Pd della Toscana, ndr) e di Dario Nardella (sindaco di Firenze, ndr) perché il Pd toscano è il Pd più forte d’Italia ed è logico che loro si sarebbero aspettati un riconoscimento territoriale in occasione della formazione del governo. Ma io – ha detto Renzi – sono la persona meno indicata a parlare delle poltrone di questo esecutivo: ho accettato di votare la fiducia ad un governo con i Cinque Stelle soltanto per evitare il disastro economico che sarebbe iniziato con l’aumento dell’Iva e l’uscita dell’Italia dall’Europa che conta. E l’ho fatto senza chiedere niente per me o per i miei – ha aggiunto – nemmeno uno sgabello, altro che poltrone“.

Calenda all’attacco: “Scissione consensuale? Dopo che hanno occupato i posti nel governo”
Chi non crede alle parole di Renzi e dei parlamentari a lui vicini è Carlo Calenda. Su Facebook l’ex ministro ha pubblicato un post durissimo nei toni e nei contenuti: “Scalfarotto e Rosato annunciano la scissione dei renziani su Repubblica e Corriere. Continua una infinita serie di giravolte e di smentite delle smentite precedenti – ha scritto – Si fa un Governo con i 5S, dopo aver detto mai con i 5S, promettendo unità e poi si fa una scissione presentandola come “consensuale” dopo aver occupato i posti di Governo. Al fondo – è l’accusa di Calenda – esistono solo agende di potere personale nascoste dalla scusa di difendere il ‘bene del paese’. Tutto questo rafforzerà la destra becera e sovranista. E a chi chiede oggi se Siamo Europei si alleerà con la nuova ‘cosaparlamentare di Renzi, rispondo che la nostra strada è opposta. Costruire un movimento fondato sulla concretezza delle proposte, la serietà dei comportamenti e la mobilitazione di una classe dirigente capace. Il resto – ha concluso – non ci interessa. La nostra è una strada difficile, ma è l’unica che valga la pena percorrere”. Il renziano Ettore Rosato ha subito risposto all’ex ministro, accusandolo di essere ossessionato da Renzi. La controreplica di Calenda è stata ancora più forte: “Ettore Rosato non sono ossessionato (come scrivi) ne da Matteo Renzi né da voi. Sono piuttosto colpito dalla vostra mancanza di serietà e dalla vostra spregiudicatezza. In fondo vi siete semplicemente trasformati in quello che volevate rottamare. Peccato”.

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