Il 19enne americano si è presentato davanti al giudice per ribadire la sua innocenza nell’omicidio di Mario Cerciello Rega, il vicebrigadiere assassinato nella notte fra il 25 e il 26 luglio. I legali hanno deciso di rinunciare all’istanza di scarcerazione: "Quadro indiziario in evoluzione, rischiamo di danneggiare il ragazzo"
Gabriel Natale Hjorth resta in carcere. I suoi legali hanno rinunciato all’istanza presentata dai suoi avvocati. Il 19enne italoamericano accusato di concorso in omicidio per la morte del vicebrigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega, si è presentato insieme ai suoi avvocati, davanti al tribunale del Riesame di Roma. “Ha voluto ribadire la sua innocenza di persona, in italiano, guardando negli occhi il giudice”, hanno confermato i legali Francesco Petrelli e Eugenio Pini, all’uscita dalla terza sezione penale di piazzale Clodio.
Natale Hjorth al giudice: “Sono innocente” – “Il quadro indiziario è ancora in evoluzione – ha spiegato Petrelli – e le modalità con cui siamo arrivati a conoscenza delle risultanze dell’analisi della scientifica sul cellulare del ragazzo impongono la massima prudenza, trattandosi di uno stillicidio in atto sulla testa di un giovane, innocente, che rischia l’ergastolo”. Cerciello Rega è stato assassinato nella notte fra il 25 e il 26 luglio nel quartiere Prati mentre, secondo quanto ricostruito fin qui dagli inquirenti, insieme al collega Andrea Varriale era stato aggredito da due 19enni americani, Natale Hjort, appunto, e Finnegan Lee Elder. Quest’ultimo ha già confessato di aver inferto al militare 35enne le 11 coltellate che lo hanno ucciso.
Impronte e reperti: scientifica al lavoro – Tre, a quanto si apprende, le fattispecie che hanno spinto gli avvocati di Hjorth a fare, per il momento, un passo indietro. Per prima cosa, il fatto che nei prossimi giorni potrebbero arrivare nuove prove indiziarie a inguaiare la posizione del giovane, la cui famiglia è originaria di Fiumicino. In particolare, sono attesi gli esami sul borsello rubato al tramite dei pusher, Sergio Brugiatelli, due ore prima dell’assassinio, e in seconda battuta le analisi dei Ris sugli indumenti dei due militari e sui reperti recuperati nella stanza dell’hotel Le Meridien Visconti dove i ragazzi alloggiavano. “Il giudice, in camera di consiglio, rischierebbe di essere influenzato dalle nuove risultanze e noi non avremmo la possibilità di ribattere”, ha specificato Petrelli. In secondo luogo, ci sono le impronte di Hjorth rinvenute su uno dei tre pannelli del soppalco dove era stata nascosta l’arma del delitto, un coltello da guerra di 18 centimetri, la cui analisi era stata sollecitata dall’avvocato della famiglia di Cerciello, Massimo Ferrandino.
La “pericolosità” di Hjorth e il suo ruolo nell’omicidio – Infine, c’e’ l’informativa dei Ris sul telefono di Gabriel, che al contrario di quanto dichiarato nelle settimane precedenti, fa emergere agli occhi degli investigatori il profilo di un ragazzo problematico tanto quanto il suo amico-coetaneo, Finnegan Lee: nel cloud erano presenti foto del ragazzo con droghe di ogni tipo, armi bianche e da fuoco, istinti suicidi e forti preoccupazioni da parte dei genitori. “Natale Hjorth non ha mai toccato quel coltello (l’arma del delitto, ndr) e questa è la cosa che continueremo a ribadire”, hanno spiegato i suoi legali. Non solo. Dalle intercettazioni, secondo l’accusa, emerge anche il ruolo determinante del ragazzo nella “trattativa” con Brugiatelli. Chi indaga sarebbe convinto della “regia” di Gabriel sia nella fase precedente all’omicidio che in quella successiva, con il tentato occultamento dell’arma e delle prove del delitto. Dall’altra parte, la difesa continua a processare la sua innocenza nell’ambito dell’omicidio, visto che secondo i legali difensori non e’ ancora emerso alcun elemento che addossi a Hjorth la responsabilità diretta della morte di Cerciello Rega.