Cene indimenticabili. Romantiche passeggiate al chiaro di luna. Travolgenti notte d’amore. “Sei perfetta”. “Sei la persona giusta per me”. “Passeremo tutta la vita insieme”. Poi lui scompare. Si chiama “mosting”. Un fenomeno che blog e riviste orbitanti attorno al mondo del dating stanno studiando da diverso tempo. Letteralmente è l’atto di scomparire (“hosting”) dopo aver illuso una persona di provare sentimenti immensi (quel “most”, un “più” esagerato) per lei. Un po’ come il nostro “cornuto e mazziato” in versione 2.0. Con qualche elemento di programmato cinismo in più. Le testimonianze sono tante. E tutte sembrano essere orchestrate da qualche perfido direttore d’orchestra di sentimenti e delusioni. Il partner conosciuto su Tinder, o su qualche altro sito d’appuntamento, si impegna a costruire, almeno a parole e dichiarazioni roboanti, una relazione unica con la futura vittima. Poi come era magicamente comparso si dilegua. Come segnalato da junglam.com una vittima illustre del mosting è stata la giovane scrittrice Gabrielle Ulubay che ha raccontato la sua esperienza di vittima su un libro riguardante le relazioni amorose odierne pubblicato dal New York Times. Per la ragazza newyorchese l’incontro dei sogni è durato un giorno e mezzo. Passione sfrenata, complimenti a profusione e promesse di amore eterno poi la fuga. Tanto è bastato per attirare l’attenzione di una giornalista, Tracy Moore, che avrebbe coniato il neologismo e provato ad andare a fondo al fenomeno che vede lo schema “maschio scappa-femmina rimane con un pugno di mosche”. In una premessa alla Mina: “sarà capitato anche a te…”. Moore ha intervistato un dating coach, Mark Katz, che ha provato a dare una spiegazione in merito. Si tratta di uomini con pochissima, se non nulla, esperienza in materia di incontri al buio, spiega Katz. Arrivati lì fanno quello che gli viene più semplice, ovvero adulano la partner occasionale cercando di farla stare bene e arrivare all’obiettivo maldestramente prefissato: fare sesso. “I mosters – ha scritto la Moore – soprattutto se uomini devono rendersi conto che se stanno facendo tutto questo per fare sesso non devono farlo. Il mosting è qualcosa di estremamente codardo. Sarebbe più rispettoso per le persone dire in anticipo se stanno cercando di fare del sesso. Conoscere le reali intenzioni porterebbe ad una scelta informata e gli uomini potrebbero essere perfino sorpresi su quanto l’onestà possa essere apprezzata”.
Samantha Burns, una marriage counselor, interpellata da un’altra giornalista ha spiegato invece che i moster sono per la maggior parte “persone con un comportamento affettivo evitante, che tendono ad adottare strategie di allontanamento fisico ed emotivo per tenere a distanza l’intimità”. Insomma, il mistero s’infittisce. Chi è più vittima e chi più carnefice in questo giochetto al massacro dei sentimenti e della fiducia? Se però il mosting vi sembra qualcosa di normale (esistono casi perfino di donne, o uomini, lasciati da soli sull’altare delle nozze, ad esempio) ci viene in aiuto un divertente decalogo di possibili profili scherzosamente seriali degli incontri su chat come Tinder&Co. Ne segnaliamo tre: l’Instagramstanding è quando modifichi il modo in cui ti presenti sui social media per sembrare più desiderabile per le persone che desidereresti incontrare; il microcheating, sorta di sublimazione dell’uscita e dell’incontro, ovvero flirtare con qualche ex spedendo segretamente qualche messaggino per ristabilire un’antica intimità emotiva; infine lo shadowing, ovvero mettersi in posa accanto ad un amico più carino e poi postare lo scatto su Tinder: facile che chi sceglie si possa sbagliare e ritrovarsi una sorpresina inattesa il giorno dell’appuntamento.