Dopo quanto emerso dall'inchiesta sui report falsificati sui viadotti, la revoca delle concessioni auspicata da Di Maio è tornata di stretta attualità. Vincenzo Boccia però critica la posizione del M5s: "Non deve diventare una questione politica". Durante il cda della holding Edizioni dei Benetton è stato deciso di convocare per domani un board straordinario della controllata Atlantia: a chiederlo è stato lo stesso amministratore delegato, verso le dimissioni
Ci sono stati gli arresti per i “falsi report” sullo stato dei viadotti anche dopo il crollo del Ponte Morandi. C’è la posizione di Luigi Di Maio che sabato ha ribadito “la volontà di revocare le concessioni” che “non è più un tabù” neanche per il Pd. Autostrade per l’Italia paga gli sviluppi delle inchieste della procura di Genova dopo il disastro in cui sono morte 43 persone. Oggi c’è stata la difesa di Confindustria, secondo cui Aspi va tutelata: “Questa vicenda non deve diventare una questione politica, deve prevalere il buon senso, la magistratura deve fare il suo corso. Dobbiamo evitare polveroni politici che non ci portano da nessuna parte”, ha detto il numero uno Vincenzo Boccia. Intanto il titolo di Atlantia continua a crollare in Borsa: a Piazza Affari ha chiuso con un -7,8%. Durante il cda della holding Edizione della famiglia Benetton, il consigliere e presidente di Atlantia, Fabio Cerchiai, ha deciso la convocazione per domani (martedì) di un board straordinario con all’ordine del giorno le “comunicazioni dell’amministratore delegato”, Giovanni Castellucci. Si va quindi verso le dimissioni dell’ad, indagato per omicidio colposo nell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi. È stato infatti lo stesso Castellucci a chiedere la convocazione di un cda, con l’intenzione di mettere il suo mandato a disposizione dei consiglieri.
Proprio con la notizia della nuova inchiesta sui report falsificati che vede tra gli indagati il numero uno della società di progettazione Spea e ha portato all’arresto di tre tecnici della concessionaria autostradale e a sei tra sospensioni dai pubblici servizi e interdizioni, la questione della revoca delle concessioni auspicata dal capo politico dei Cinquestelle Di Maio è tornata di stretta attualità. Il presidente di Confindustria Boccia è critico con il pressing M5s: “Questo non significa non affrontare la questione responsabilità, anzi va affrontata con forza – ha spiegato a margine di un incontro alla Luiss – ma sono due aspetti completamente diversi”. Opposta la posizione del deputato Stefano Fassina che a M5s e Pd chiede “coraggio” sulle concessioni autostradali: “Non è soltanto Atlantia il problema. Autostrade sono un monopolio naturale, quindi la gestione va rinazionalizzata. Questo farebbe un Governo di svolta”.
Il titolo di Atlantia a Piazza Affari continua ad ampliare il profondo rosso. Le azioni sono tornate ai minimi dallo scorso febbraio, proprio nel giorno dei cda della controllata Aspi e della holding Edizione, cominciato alle 15 e terminato poco dopo le 18, con il presidente Gianni Mion che ha lasciato la sede di piazza Duomo in auto senza rilasciare dichiarazioni. Il consiglio di amministrazione straordinario di Atlantia è convocato per martedì a Roma alle 14e30. Un cambio al vertice, con l’uscita di Castellucci, sembra la via più probabile, visto che Edizione ha annunciato nei giorni scorsi di voler prendere ogni iniziativa a “salvaguardia della credibilità, reputazione e buon nome dei suoi azionisti e delle aziende controllate e partecipate”. Un cambio di rotta per distinguere le responsabilità del management da quelle dell’azionista, abbandonando le difese d’ufficio portate avanti dal 14 agosto 2018. Mentre l’indagato Castellucci vedrebbe cadere l’esigenza cautelare del rischio di inquinamento delle prove.
Un portavoce della holding dei Benetton domenica ha smentito invece la possibilità di una vendita. Di sicuro c’è il fatto che Autostrade grazie ai regolari rincari delle tariffe garantisce ricchissimi dividendi. Ma è anche vero che gli sviluppi dell’inchiesta sul Morandi e delle altre tranche rischiano di riservare brutte sorprese alla holding trevigiana e agli investitori stranieri nel cda di Atlantia. Edizione, per ora, nega di voler vendere. Una soluzione del genere, che riporta la gestione nell’orbita pubblica come ipotizzato subito dopo il crollo del Morandi, sarebbe invece gradita alla componente pentastellata del governo giallorosso. Il Pd su questo fronte è più cauto, ma nei giorni scorsi anche Graziano Delrio ha aperto alla possibilità di una revoca tour court delle concessioni se necessario “per tutelare sempre al meglio l’interesse pubblico”.
Nel frattempo sembra destinato a slittare ancora di almeno un mese il termine per l’offerta vincolante e il piano di acquisizione di Alitalia, a cui Atlantia dovrebbe partecipare insieme a Fs, Delta e Tesoro. Arriverà oggi la risposta ufficiale del neo ministro Stefano Patuanelli, che farà poi il punto sulla situazione mercoledì 18 nell’incontro convocato al Mise: al tavolo siederanno sindacati, associazioni professionali, commissari straordinari, i ministeri delle Infrastrutture e trasporti e del Lavoro e la Regione Lazio.
La nuova proroga, la sesta (che gli addetti ai lavori assicurano essere l’ultima, anche perché il 31 ottobre sarà un anno da quanto Fs è scesa in campo per volontà del governo giallo-verde), si rende necessaria per sciogliere gli ultimi nodi ancora sul tavolo. In primis il ruolo della compagnia italiana nella joint venture transatlantica ‘Blue Skies’, visto che nell’accordo preliminare Alitalia risulterebbe penalizzata. C’è poi da definire la governance, con la scelta dell’ad già affidata ad una società di cacciatori di teste. Infine, l’ultima definizione delle partecipazioni azionarie (secondo indiscrezioni, Delta potrebbe salire oltre il 10%). Venerdì il neo ministro dell’economia Roberto Gualtieri ha garantito la partecipazione del Mef nella newco con una quota che dovrebbe aggirarsi intorno al 15%, con i 145 milioni degli interessi del prestito ponte.