“Ve lo chiedo: se mi volete bene, smettete di scrivermi che vorreste vedermi al pianoforte. Non sapete la sofferenza che mi provoca, perché non posso, ho due dita che non rispondono più bene e quindi non posso più dare alla musica abbastanza. E nel momento in cui saprò di non riuscire più a gestire un’orchestra smetterò anche di dirigere”. Così, spiazzando tutti, il pianista e direttore d’orchestra Ezio Bosso, ha annunciato che non riesce più suonare il pianoforte a causa della malattia neurodegenerativa che lo affligge da otto anni.
Il maestro torinese ha appena compiuto 48 anni e si è raccontato, con accanto il suo cane Ragout, in un intervento alla Fiera del Levante di Bari in cui ha parlato di musica, arte e talento. “Il musicista non lo si diventa solo per talento, – ha detto – a un certo punto, soprattutto chi ce l’ha il talento, lo deve dimenticare e fare spazio al lavoro quotidiano, alla disciplina”.
All’indomani del suo annuncio, Ezio Bosso ha tenuto a precisare che non si è “ritirato ma continuo a fare musica e meglio di prima. Sono molto felice perché faccio il mio mestiere di direttore. Ieri abbiamo parlato di tante cose belle all’incontro, di etica, società, bellezza e soprattutto di musica. E facciamo cose ancor più belle con le orchestre. Quelle che sogno e ho sognato tutta la vita. Purtroppo è stato dato inutile risalto in maniera sciacalla come sempre al pregiudizio su di me. E questo si che fa male. Ho solo risposto (come dovreste aver notato) che non faccio più concerti da solo al pianoforte perché lo farei peggio che mai e già prima ero scarso cosa che avevo già annunciato 2 anni fa. Sono felice di ciò che faccio tantissimo! Ma mi addolora quando si insiste col pianoforte perché non so dire di no, faccio molta fatica e non ho abbastanza qualità. Ma soprattutto perché non si vede la bellezza di altro, quello per cui lotto. E mi addolora che per quanto combatta contro le strumentalizzazioni, si scade sempre in quel pietismo sensazionalistico e queste cose si che mi farebbero ritirare davvero”.