L'ex consigliere di Stato in una memoria depositata ha dichiarato di non aver "fatto mai nulla di male e queste studentesse dei miei corsi, poi, sono diventate tutte magistrati"
Il giudice per le indagini preliminari di Milano, Guido Salvini,si è riservato la decisione sulla richiesta di archiviazione presentata dalla procura nei confronti dell’ex consigliere di Stato Francesco Bellomo indagato per stalking e violenza privata nei confronti di quattro studentesse della sede milanese della scuola di preparazione alla magistratura ‘Diritto e scienza’.
L’indagato in una memoria depositata ha dichiarato di non aver “fatto mai nulla di male e queste studentesse dei miei corsi, poi, sono diventate tutte magistrati” così, come sintetizzato dal suo legale, l’avvocato Beniamino Migliucci. Bellomo, magistrato finito nelle pagine di cronache per le anomale richieste di ‘dress code’ che imponeva alla sue studentesse e borsiste, a luglio era anche stato arrestato dal gip di Bari per maltrattamenti nei confronti di quattro giovani. Provvedimento poi revocato dopo una riqualificazione delle accuse. Sul fronte dell’indagine milanese (le quattro studentesse non hanno presentato denuncia) i pm hanno ritenuto che tra Bellomo e le studentesse ci fosse “una rete di scambi connotata da reciprocità“.
“Noi condividiamo assolutamente in tutti i suoi punti la richiesta di archiviazione della Procura che non ha ravvisato reati – ha spiegato l’avvocato Migliucci ai cronisti dopo la discussione davanti al gip – Le studentesse erano libere di accettare i contratti, qualcuna li accettava altre no, nessuna di queste ha mai ricevuto pregiudizi, l’unico cambiamento in positivo per loro è che sono diventate magistrati”.
L’inchiesta milanese era nata nel dicembre del 2017. Dopo le prime notizie emerse sul ‘dress code’ che sarebbe stato imposto alle giovani frequentatrici della scuola.Per la Procura, però, dalle indagini non sono emersi “atti idonei ad integrare una condotta di sopraffazione, né un’abitualità di comportamenti volti ad incidere negativamente sulla serenità e l’integrità psicofisica delle allieve”. Secondo i pm, “sebbene molte delle richieste rivolte alle borsiste siano apparse inconferenti con quelli che sono i normali caratteri di un rapporto di collaborazione accademica e siano state sovente avanzate con insistenza attraverso telefonate in tarda serata e invio di e-mail, non può ritenersi che le stesse valgano ad integrare una condotta abituale di molestia e minaccia“.