Botta e risposta tra la concessionaria del gruppo Atlantia e la società gruppo Ferrovie dello Stato: "Noi 108mila euro all'anno, loro 19mila". Ma Anas non ci sta: "Valore medio di spesa per manutenzione sull'intera rete Anas non è comparabile: caratteristiche disomogenee per geometria, ubicazione e volumi di traffico. Su tipologie simili, importi analoghi rispetto a concessionari autostradali a pedaggio"
Difesa e attacco, scomposto, tanto da provocare la replica di Anas, immediata e piccata. Autostrade prova a uscire dal cul de sac nel quale si è ritrovata dopo le misure cautelari piovute su suoi dirigenti e della controllata Spea nell’inchiesta sui report ‘fasulli’ sulla stabilità dei viadotti, anche dopo il crollo del ponte Morandi. Nel lanciare “un’operazione trasparenza”, come l’hanno ribattezzata negli uffici della concessionaria, Autostrade finisce per attaccare Anas, che gestisce le strade statali, sui costi di manutenzione.
La società rivendica di aver “sempre speso più degli impegni inseriti nel piano finanziario: il consuntivo di spesa in manutenzione nel periodo 2000-2018 è infatti di 5,430 miliardi di euro, pari a circa 196 milioni di euro in più rispetto agli impegni di spesa previsti in convenzione”, scrive in una nota in risposta a “presunte volontà di Autostrade per l’Italia di risparmiare sulle spese di manutenzione”. Una “volontà” che in realtà emerge – secondo la ricostruzione del gip Angela Maria Nutini – dalle parole di diversi dirigenti e funzionari. In un caso, ben due anni fa, l’ex direttore delle manutenzioni Michele Donferri Mitelli diceva nel corso di una riunione: “Devo spendere il meno possibile”.
Dopo la difesa, quindi, l’attacco. “La spesa in manutenzione per chilometro di infrastruttura di Autostrade per l’Italia è di circa 108mila euro all’anno (periodo 2013-2017), pari a 5 volte di più rispetto alla spesa effettuata da Anas sulla propria rete (19mila euro all’anno tra il 2013 e il 2016) e 3 volte superiore alle concessionarie francesi e spagnole comparabili”, spiega Autostrade aggiungendo di essere “l’unica società concessionaria di grandi dimensioni nel mondo” ad aver introdotto “l’asfalto drenante (ben più costoso in termini di costruzione e manutenzione)” e di aver “investito ingenti risorse per la sicurezza con lo sviluppo del sistema tutor, il primo al mondo”. Un insieme di iniziative per la sicurezza che “ha ridotto il tasso di mortalità sulla propria rete”.
Di fronte alla comparazione per difendersi dalle accuse, Anas ha replicato precisando di spendere “importi analoghi rispetto ai concessionari autostradali a pedaggio”. La società del Gruppo Fs Italiane precisa che “sulla propria rete autostradale non a pedaggio, comprensiva di raccordi autostradali (totale 1.300 km), spende in manutenzione mediamente, esclusa sorveglianza e info mobilità, oltre 98.000 euro a km/anno, e sulla sola A2 ‘Autostrada del Mediterraneo’ la spesa raggiunge la quota di oltre 128.000 euro a km/anno”. La società sottolinea che “la rete Anas comprende inoltre 28.700 chilometri di strade statali, con caratteristiche disomogenee sia per geometria e ubicazione (come strade di montagna e altro) che per volumi di traffico e livelli di servizio”.
“È evidente, quindi -ribatte ancora – che il valore medio di spesa per manutenzione sull’intera rete Anas non è comparabile con quello autostradale, riferito ad arterie con geometrie, numeri di corsie e volumi di traffico ben maggiori”. Su tipologie di strade simili, ribadisce Anas, vengono spesi “importi analoghi rispetto ai concessionari autostradali a pedaggio, in relazione alle risorse disponibili”.