FATTO FOOTBALL CLUB - Il tecnico toscano li chiama "motivi", ma in realtà sono alibi. E non bastano per giustificare la prestazione negativa della Juventus contro la Fiorentina e un gioco che in effetti non c'è. Ciò che emerge, invece, è una polemica sterile, che Antonio Conte ha subito sottolineato
Le sostituzioni obbligate dagli infortuni. La condizione fisica deficitaria di inizio settembre. L’orario della partita, anticipata dalle 20.45 alle 15. Il caldo eccessivo (“in mezzo al campo c’erano 33-34 gradi”). I cinque giocatori impegnati in estate in Coppa America e gli altri di ritorno dalla sosta delle nazionali. Persino “il terreno diverso rispetto a Torino, meno scorrevole, molto più secco”. “Duemila motivi” – come dice lui, anche se sarebbe più corretto chiamarli alibi – pur di non ammettere un pensiero semplice: la Juventus gioca malissimo, contro la Fiorentina ha pareggiato ma avrebbe meritato di perdere e se non fosse stato per l’incredibile autogol di Koulibaly oggi in classifica avrebbe appena 5 punti e già 4 lunghezze di distacco dall’Inter di Antonio Conte. Peggiore della prestazione di Firenze, però, è stata la conferenza post partita di Maurizio Sarri. Abbastanza patetico vedere l’allenatore della società campione d’Italia andare in sala stampa e lamentarsi di tutto. Come un Mazzarri qualsiasi (con tutto il rispetto per l’ottimo allenatore del Torino, noto per le sue recriminazioni). O come fosse ancora al Napoli: avvisate Sarri che adesso non allena più la squadra sfavorita. “Stia sereno, adesso sta dalla parte forte”.
Ci ha pensato il rivale Conte a ricordarglielo, ed in effetti, al netto delle schermaglie polemiche e del gioco delle parti, le dichiarazioni di Sarri sono state un vero autogol. Parlare di assenze, infortuni o cambi obbligati è inaccettabile per chi ha problemi solo di abbondanza e può permettersi di tenere in panchina campioni strapagati che sarebbero titolari inamovibili ovunque. Lamentarsi dei giocatori in nazionale, per chi allena un top club, è semplicemente ridicolo: ovvio che vengano convocati durante la sosta, altrimenti sarebbe ancora all’Empoli. Quanto all’orario, è sempre stato un suo cavallo di battaglia: ne aveva fatto un tormentone al Napoli, evidentemente non ha cambiato idea, almeno della sua coerenza gli va dato atto; ma la polemica (del tutto anacronistica per il calcio moderno), era sterile ieri, figuriamoci oggi.
L’arte del “chiagni e fotti”, la tattica dell’ammuina a Napoli poteva anche funzionare, a Torino proprio non attacca. L’avvio di Sarri è stato difficoltoso, ed in fondo è anche legittimo che sia così: la Juventus non ha cambiato solo allenatore ma proprio filosofia di gioco, un periodo di adattamento è comprensibile. Con le sue mille scuse, però, Sarri non fa altro che alimentare il dubbio che non sia il profilo giusto per il club bianconero. Perché il problema non è la classifica, tutto sommato positiva se si considera che la Juve ha già giocato due delle partite più difficili di tutta la stagione nelle prime tre. Non è nemmeno vedere i rivali dell’Inter in testa, visto che i nerazzurri non hanno ancora un affrontato un avversario credibile (e contro Cagliari e Udinese hanno pure un po’ stentato), figuriamoci il paragone con Conte e le schermaglie polemiche, che lasciano il tempo che trovano. Né il secondo posto momentaneo, né l’Inter, né Conte possono davvero preoccuparlo. Al massimo la sua squadra, che non ha ancora un briciolo di identità, e un certo scetticismo che serpeggia all’interno dello stesso ambiente bianconero (e che lui incoraggia con i suoi atteggiamenti). Insomma, Sarri “stia sereno” ma non troppo. Anche perché l’ultimo che si sentì dire quella frase, non è durato a lungo.