La Suprema Corte spiega che i giudici di secondo grado hanno correttamente motivato il no alla sorveglianza speciale chiarendo che "gli elementi significativi della caratura criminale" del boss "risalgano agli inizi degli anni duemila" e che ha già scontato una "detenzione più che ventennale"
Nessuna sorveglianza speciale per Rocco Papalia, definito il ‘padrino’ di Buccinasco (Milano), considerato uno dei più importanti capi della ‘ndrangheta al nord e scarcerato nel maggio 2017 dopo 26 anni di detenzione. Lo ha confermato la Cassazione dichiarando “inammissibile” un ricorso della Procura generale di Milano contro una sentenza della Corte d’appello milanese che aveva revocato la misura di prevenzione di pubblica sicurezza, per assenza di pericolosità sociale.
Nel frattempo nel luglio 2018 il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha disposto, comunque, per il boss la misura di sicurezza detentiva della “casa di lavoro”, assimilabile al carcere, per due anni. Nel respingere il ricorso della Procura generale la Suprema Corte spiega che i giudici di secondo grado hanno correttamente motivato il no alla sorveglianza speciale chiarendo che “gli elementi significativi della caratura criminale” di Papalia “risalgano agli inizi degli anni duemila” e che ha già scontato una “detenzione più che ventennale“.