“Diamo la parola al popolo”, urla Matteo Salvini dal palco di Pontida. “Fate parlare il popolo”, ti gridano in faccia i militanti della Lega con fare minaccioso. Il sottinteso è semplice: noi siamo il popolo.
Verrebbe da fare alcune osservazioni a Salvini e ai suoi fan (tacendo la considerazione banale che il governo Lega-M5S era sostenuto da una maggioranza più risicata dell’esecutivo attuale). Perché il popolo dovreste essere voi leghisti e non anche tutti gli altri italiani che non vi hanno votato e che sono la maggioranza?
Verrebbe anche da sussurrare un altro aspetto: le regole democratiche servono senza dubbio per dare la parola e il potere al popolo. Ma non solo. Servono anche perché la forza – talvolta incontrollata e tracimante – del popolo non venga esercitata con la violenza e la sopraffazione. Perché il popolo non ha sempre ragione: talvolta prevarica, compie violenze, uccide. Il fascismo, per fare un esempio che noi italiani non dovremmo dimenticare, era stato voluto dal popolo, ma non per questo era giusto. Anzi.
Ci sarebbe poi da aggiungere che le regole servono, sì, perché la maggioranza governi il Paese, ma anche perché le minoranze siano rispettate e tutelate. Tutti devono avere voce, non soltanto i più forti e chi urla di più. Capita a ognuno di noi nell’arco della vita di essere minoranza, ma non per questo cessiamo di essere cittadini e prima ancora persone.
Ma le parole di Salvini forse dovrebbero risvegliare anche la sinistra che sembra quasi vergognarsi della propria identità. Insomma, in questa Italia in cui perfino i fascisti si sentono in diritto di ostentare le proprie origini, la vera grande vergogna pare quella di essere di sinistra. Possibile che il Pd – ma non solo – non riesca ad avere uno scatto d’orgoglio? Molti sono stati gli errori compiuti nel recente passato, ma il Pci e i suoi successori sono stati i partiti che hanno difeso i più deboli, combattuto per i lavoratori, portato avanti la battaglia per le pari opportunità e i diritti civili.
Invece Salvini dal palco urla che la sinistra è amica dei banchieri (è stato così, per carità) e non c’è nessuno che gli ricordi i rapporti della Lega con i furbetti del quartierino, con la banca di Gianpiero Fiorani cui il Carroccio arrivò a dare in pegno proprio il prato di Pontida. Silenzio.
Come diceva Nanni Moretti nel suo film: “D’Alema, di’ una cosa di sinistra! Di’ una cosa anche non di sinistra, di civiltà! D’Alema, di’ una cosa, di’ qualcosa, reagisci!”. Viene da chiedersi perché la sinistra non riesca a ricordare le proprie origini e soprattutto a ricordarle a se stessa. Perché non sia capace di dire che anche lei rappresenta i cittadini. La sinistra che senza popolo proprio non esiste.