Un‘assicurazione europea contro la disoccupazione come primo passo verso “politiche sociali e fiscali comuni“. Il Green deal per riprendere la via della crescita rendendola più sostenibile. Investimenti su “educazione, formazione, ricerca ed atenei di eccellenza” perché “l’Europa non può essere una colonia di multinazionali di altre nazioni. Poi la web tax europea, la revisione delle tasse sull’energia e uno sforzo per rendere più omogenea la tassazione delle imprese negli Stati membri. E’ il programma europeo di Paolo Gentiloni, designato come commissario europeo dal nuovo governo Conte e prescelto dalla presidente Ursula von der Leyen per guidare gli Affari economici. Per quanto riguarda la revisione del Patto di Stabilità, spiega l’ex premier nella sua prima intervista da commissario in pectore alla Stampa, “entro la fine dell’anno la Commissione farà un primo tagliando, aprendo una discussione che si svilupperà l’anno prossimo. La valutazione che dovremo fare, in contatto con il Parlamento, è verso quale obiettivo orientare tale revisione: può infatti portare ad una interpretazione più chiara delle regole vigenti oppure a vere e proprie modifiche legislative“.

Riguardo ai timori per una nuova recessione, Gentiloni spiega che “in singoli Paesi possono esserci momenti di recessione, ma in generale siamo di fronte, dopo un periodo di crescita prolungata, ad una prospettiva di rallentamento, di una debolezza che si prolunga più del previsto”. Bisogna comunque tener conto che “il periodo di crescita prolungata dal 2013 al 2018 non ha ridotto le differenze tra i Paesi e ha addirittura accresciuto le differenze sociali interne“. Per questo, secondo l’ex premier, “il messaggio fondamentale della nuova Commissione presieduta da Ursula von der Leyen è riprendere la via della crescita rendendola più sostenibile sul piano sociale ed ambientale”. Quanto alle critiche dei Paesi del Nord al nuovo quantitative easing della Bce, “non bisogna ignorare” queste differenze ma “con la necessaria gradualità abbiamo bisogno anche di politiche economiche e di bilancio che spingano verso la crescita”, come auspicato da Mario Draghi.

Sul fronte sociale, Gentiloni è convinto che non si possa “sfuggire al dato che l’Unione Europea, con un mercato unico ed una moneta comune, non può non avere anche strumenti di politiche sociali e fiscali comuni”. Una delle missioni principali che la presidente von der Leyen gli ha affidato “è di guidare il lavoro per definire un’assicurazione europea contro la disoccupazione con l’obiettivo di proteggere i cittadini europei dai rischi che corrono sui posti di lavoro a causa di situazioni di crisi, degli choc dall’esterno”. E metterla in piedi sarà “una partita di enorme valore concreto e simbolico”.

Accanto all’European Green Deal, che passa per il più volte annunciato piano di investimenti per un’Europa sostenibile e l’incorporazione nel semestre europeo degli obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Onu, l’altro grande obiettivo della nuova Commissione sarà la competitività europea su digitale ed innovazione, continua Gentiloni spiegando che “l’Europa non può essere una colonia di multinazionali di altre nazioni. E per essere competitivi servono grandi investimenti su educazione, formazione, ricerca ed atenei di eccellenza”.

Per quanto riguarda il nuovo governo, l’ex premier assicura che “ha un chiaro orientamento europeista“. Per questo “L’Italia darà il contributo che spetta ad un grande Paese dell’Unione. Il mio contribuito sarà nel cercare di far funzionare al meglio gli strumenti che servono all’intera Unione: confronto sulle politiche di bilancio, funzionamento del sistema monetario, investimenti, tasse e misure sociali. Lavorerò su questi temi col vicepresidente Dombrovskis, così come ha fatto il mio predecessore Moscovici”. Sulla revisione del patto di Stabilità “di certo l’Italia farà sentire la voce autorevole del ministro Gualtieri in questa revisione. La mia voce sarà quella del Commissario all’Economia dell’Unione”.

Sulla questione migranti e la modifica dell’accordo di Dublino Gentiloni ammette che “non sarà facile” ma vede “dei passi avanti. Vedremo se i progressi saranno solo nei rapporti intergovernativi di alcuni paesi o saranno tradotti in nuove regole, come giustamente auspicato dal Parlamento Europeo lo scorso anno”. “Ci sono Paesi molto avanzati sulle politiche dell’integrazione, ad esempio la Svezia, ma queste regole non sono decise a livello europeo – spiega – La Commissione può dare un contributo rilevante per cambiare le regole sull’asilo e sul controllo delle frontiere; per assistere i paesi di origine delle migrazioni; per sostenere gli accordi di gestione dei flussi come quelli Germania-Turchia e Italia-Libia; per stringere accordi con altri Paesi. Nel rispetto dei principi umanitari e dei valori europei”.

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