Le matricole in arrivo sono, salvo eccezioni, nate nel 2000. Questo innesca nella mia mente riflessioni “da vecchio”. Lo so, non saranno tanto differenti dai ragazzi del 99 che si iscrivono al secondo anno; anche per loro valgono i consigli che davo ai loro predecessori, sia per chi ha già scelto sia per i pochi che non lo avessero già fatto.
Lo so, secolo e millennio sono in realtà iniziati a capodanno del 2001; tuttavia quel “due” là davanti ha un fascino per cui abbandono la razionalità e, in cuor mio, li considero i primi padroni del secolo che ci ospita. Quella data, quell’anno ha stimolato tanti sogni, tante utopie e distopie.
Ci sono almeno due canzoni sul 2000; una è di Bruno Martino del 1959, in cui curiosamente c’è una profezia rovesciata: “nel Duemila noi non mangeremo più, prenderemo quattro pillole e la fame sparirà. Nel Duemila ogni cosa cambierà, ma l’amore senza pillole sarà”.
La canzone di Pierangelo Bertoli del 1984 è decisamente più inquietante.
Di film sul 2000 e anni successivi ce n’è una quantità impressionante. In effetti le previsioni sono difficili, soprattutto sul futuro, per citare Niels Bohr. Quindi non abbiamo avuto un 2001 da Odissea nello spazio o un 2015 da Ritorno al futuro. Abbiamo avuto invece fenomeni imprevedibili come Al Qaeda e Isis, gli smartphone (non del tutto inattesi?), i social network, Gigi D’Alessio.
Anche se amo la fantascienza e faccio di tutto per contribuire a trasformarla in realtà, non riesco a immaginare il mondo che questi miei imminenti allievi abiteranno da adulti. Spero di doverli invidiare. Se cerco qualcosa per cui loro possano invidiare me, non trovo molto: giusto il travolgente senso di progresso degli anni 60, una prospettiva di lavoro molto più aperta, poi certo la musica: l’evoluzione del rock vissuta giorno per giorno; aver sentito dal vivo Amália Rodrigues, Ray Charles, Thelonius Monk, Miles Davis, Pablo (Pau) Casals.
Anch’io nacqui non molto dopo uno spartiacque psicologico rilevante: la fine della seconda guerra mondiale. Tutti i miei insegnanti provenivano da un altro mondo; credo che abbiano fatto del loro meglio per aiutarci a costruire il nostro. Ora noi novecenteschi ci proponiamo di aiutare voi, cari Duemila, nelle nostre aule, però tocca a voi stessi costruirvi un secolo migliore. Benvenuti!