Abusi sessuali tra i chierichetti del Papa. La denuncia contenuta nell’ultimo libro del giornalista Gianluigi Nuzzi, Peccato originale, è stata confermata dai magistrati della Santa Sede. “Il promotore di giustizia del tribunale dello Stato Vaticano – si legge in una nota ufficiale della Sala Stampa – con provvedimenti del 16 e 17 settembre, ha chiesto il rinvio a giudizio rispettivamente di don Gabriele Martinelli, con l’accusa di abusi sessuali che sarebbero avvenuti nel Preseminario San Pio X in anni precedenti il 2012, e di don Enrico Radice, rettore del Preseminario all’epoca dei fatti, con l’accusa di favoreggiamento. Le indagini – prosegue il comunicato – erano state avviate nel novembre del 2017 a seguito di notizie divulgate da organi di stampa. Nonostante i fatti denunciati risalgano ad anni in cui la legge all’epoca in vigore impediva il processo in assenza di querela della persona offesa da presentarsi entro un anno dai fatti contestati, il rinvio è stato possibile in virtù di un apposito provvedimento del Santo Padre del 29 luglio scorso, che ha rimosso la causa di improcedibilità”.
È stato, dunque, Francesco in persona a sbloccare le indagini e a fare in modo che la giustizia vaticana faccia chiarezza sulle denunce di abusi sessuali ai danni dei suoi chierichetti. Dopo gli anni nel Preseminario, Martinelli è diventato sacerdote ed è attualmente incardinato nella diocesi di Como. Le indagini dei magistrati della Santa Sede sono iniziate nel novembre 2017 dopo che Nuzzi aveva raccolto la sconvolgente testimonianza del polacco Kamil Tadeusz Jarzembowski. Il giovane, ex studente del Preseminario vaticano, aveva scritto una lettera a Bergoglio denunciando di essere “stato testimone di atti sessuali”. “Dopo che tutti gli altri alunni si erano coricati, – scriveva Kamil al Papa – Antonio accedeva nella stanza dormitorio condivisa da me e Paolo (nomi di fantasia, ndr). Qui avvenivano rapporti di sesso orale, mentre alcune volte i due si recavano insieme in un’altra stanza per proseguire il rapporto. Antonio aveva libero accesso al Preseminario, era particolarmente benvoluto da diversi monsignori, esercitando una certa influenza su noi allievi. Antonio poteva godere di forti e particolari rapporti di fiducia che gli consentivano, pur non avendo incarichi ufficiali nell’istituzione, di muoversi con potere nel Preseminario”.
Parole che Kamil ha poi ribadito a Le Iene in un lungo servizio nel quale ha parlato anche la vittima di questi abusi. Al microfono del giornalista Gaetano Pecoraro, il giovane polacco aveva raccontato cosa avveniva la sera nel Preseminario. “Ho visto il mio compagno di stanza – aveva rivelato Kamil – abusato da un altro seminarista che in quel momento era già entrato dentro il percorso specifico che lo portava verso il sacerdozio”. Anche il molestatore era un ragazzo ma, precisava Kamil, aveva “una posizione di potere all’interno del seminario e anche della Basilica di San Pietro. Non era un normale seminarista perché godeva della massima fiducia del rettore. Era lui che sceglieva cosa facevo io, cosa faceva il mio amico e così via”.
Oltre a Kamil, a parlare a Le Iene era stato anche il suo compagno di stanza vittima delle molestie. “Durante la notte, quando non c’era più nessun superiore nei corridoi, (il seminarista più anziano, ndr) entrava nella camera, si infilava nel letto e cominciava a toccare le parti intime. La prima volta avevo tredici anni. È stato il mio primo approccio. Neanche capivo esattamente cosa stesse succedendo. Non avevo coscienza piena di quegli atti”. “La denuncia di Kamil Tadeusz Jarzembowski sul preseminario – scriveva Nuzzi nel suo libro – non ha colto di sorpresa le autorità vaticane. Non è la prima volta che arrivano allarmanti informazioni su quanto accade all’interno di quell’istituto riservato a ragazzini in cerca di vocazione. Già nell’estate del 2013 una dettagliata lettera anonima era stata recapitata a diversi esponenti della Curia, tutti autorevoli. Tra questi spiccavano l’ex Segretario di Stato Angelo Sodano, lo stesso cardinale Angelo Comastri e anche alcuni collaboratori del Segretario di Stato allora in carica Tarcisio Bertone, come l’attuale prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, il porporato francese Dominique Mamberti, che all’epoca era segretario per i Rapporti con gli Stati”.
Nuzzi ha raccontato, inoltre, che “Sodano, dopo aver ricevuto la lettera, chiese e fece chiedere chiarimenti a Comastri e a monsignor Vittorio Lanzani, delegato della Fabbrica di San Pietro. Il rettore del San Pio X, monsignor Enrico Radice, fu chiamato in Segreteria di Stato. Radice smentì ogni fatto indicato nel documento anonimo, sostenendo che i ragazzi erano certo vivaci ma che non era accaduto nessun episodio rilevante. Comastri distrusse il documento anonimo, che tutti alla fine considerarono figlio di quel pettegolezzo e di quelle maldicenze che come un venticello fastidioso circolavano nei corridoi dei sacri palazzi. Forse proprio con questo pretesto, la prima risposta alle denunce di Jarzembowski, iniziate già pochi mesi dopo l’uscita dal Preseminario, fu quella dell’assoluto silenzio”. Un’omertà che ora ha trovato in Papa Francesco il suo nemico.
Twitter: @FrancescoGrana