Per l'ex ad anche la totale copertura legale. La decisione comunicata al termine di un cda durato oltre 5 ore. La società che controlla Autostrade per l'Italia volta pagina dopo la bufera scatenata dagli sviluppi dell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi a Genova e dalle nuove misure cautelari a carico di dipendenti delle controllate Aspi e Spea. In giornata Luciano Benetton aveva annunciato: "Sicuramente ci sarà qualche cambiamento"
Il passo indietro era nell’aria ed è arrivato dopo cinque ore di riunione. Durante il consiglio di amministrazione di questa sera, Giovanni Castellucci ha comunicato la sua intenzione di dimettersi da amministratore delegato e direttore generale di Atlantia, società che controlla Autostrade per l’Italia e che ha deciso di voltare pagina dopo la bufera scatenata dagli sviluppi dell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi a Genova e dalle nuove misure cautelari a carico di dipendenti delle controllate Aspi e Spea. Lo si legge nella nota diffusa al termine del cda, che ha accolto le sue dimissioni definendo con lui un risoluzione consensuale.
Il cda di Atlantia, con riferimento al rapporto di lavoro subordinato e al rapporto di amministrazione tra Castellucci e l’azienda, ha deliberato un accordo che prevede la corresponsione a Castellucci, che ha trascorso nel gruppo oltre 18 anni, di un importo a titolo di incentivo all’esodo pari alla somma complessiva lorda di 13.095.675 euro oltre alle competenze di fine rapporto. Inoltre “per qualsiasi giudizio civile, penale o amministrativo che dovesse coinvolgere Castellucci, anche dopo la cessazione dei rapporti, in relazione all’attività resa in esecuzione dei medesimi ogni onere relativo, anche per indennizzi e risarcimenti, ed anche per spese legali e peritali, sarà a carico della Società, salvo dovessero emergere condotte dolose comprovate ed accertate”.
Fino alla nomina di un nuovo amministratore delegato, le deleghe esecutive verranno trasferite a un Comitato composto dai consiglieri Fabio Cerchiai, Carlo Bertazzo, Anna Chiara Invernizzi, Gioia Ghezzi e Carlo Malacarne ed ha provveduto a nominare Giancarlo Guenzi, già Chief Financial Officer, quale Direttore Generale della Società. A modifica di quanto comunicato il 13 settembre 2019, Tiziano Ceccarani assumerà con efficacia a partire dalla data odierna (in luogo del 1° ottobre 2019) la carica di Chief Financial Officer e di Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari in sostituzione di Guenzi.
Il cambiamento al vertice della holding che controlla Aspi era stato preannunciato da Luciano Benetton che aveva espresso lo choc per gli ultimi fatti emersi dalle inchieste partite dopo la tragedia del ponte. Già sabato Edizione aveva esplicitato il suo cambio di passo, dicendosi pronta a prendere le iniziative necessarie. Dal cda di ieri della famiglia di Ponzano Veneto è filtrata un’identità di vedute e oggi Luciano Benetton ha confermato la necessità di voltare pagina: “È una settimana che siamo sotto choc per quello che appare dai comunicati della giustizia. Speriamo che si chiarisca. Sicuramente ci sarà qualche cambiamento. Questo lo aspettiamo dal cda di oggi”.
Castellucci, 60 anni, ingegnere originario di Senigallia (Ancona) era arrivato ad Autostrade da Barilla nel 2001, prima come direttore generale del Gruppo Autostrade, dal 2005 come a.d. di Aspi e dal 2006 come ad di Atlantia. Il suo passo indietro dalla holding, nella quale si è occupato personalmente dell’operazione Abertis conclusa lo scorso anno, della internazionalizzazione e diversificazione di aeroporti e infrastrutture e da qualche mese anche del dossier Alitalia, arriva dopo 8 mesi dalle dimissioni dal vertice di Autostrade.
Una decisione annunciata in un cda ad inizio agosto 2018 per concentrarsi sullo sviluppo internazionale della holding, ma divenuta effettiva a inizio 2019, anche per motivi di opportunità in seguito alla tragedia del ponte Morandi. Gli ultimi provvedimenti cautelari a carico di dipendenti di Aspi e Spea per i report ‘ammorbiditi’ sulla stato dei viadotti hanno però riportato l’attenzione sulla società, verso la quale è venuta meno la fiducia della holding dei Benetton (che detiene il 30,25%).