Una Ferrari, una Porsche, una Range Rover. E poi uno yacht, due appartamenti a Montecarlo e sette milioni di euro in banca. È il bottino sequestrato lo scorso martedì a Christophe Henrotay, potente procuratore, tra gli altri, del portiere del Real Madrid Thibaut Courtois e di Yannick Carrasco, ex Atletico Madrid. Era in accappatoio l’agente belga quando la polizia ha fatto irruzione nel suo appartamento nel Principato alle prime ore del mattino e l’ha condotto in cella, in attesa di estradizione verso il Belgio. I magistrati di Bruxelles lo accusano di riciclaggio di denaro, corruzione e associazione a delinquere. Non è certo la prima volta che un paese europeo mette nel mirino le attività economiche dei procuratori. Ma se in Italia le sanzioni – quando applicate – non sono che un buffetto alle società (vedi l’indagine ‘Fuorigioco‘ del 2016, che ha applicato deferimenti e multe), in Belgio sembrano fare sul serio.
L’indagine di martedì è infatti parallela a un’altra – ancora in corso – che da più di un anno tiene nel mirino le attività di Pini Zahavi, ‘padrino’ dei più onerosi trasferimenti del calcio moderno: da Rio Ferdinand a Jaap Stam, passando per Juan Sebastian Veron e l’intermediazione fatta per l’acquisto del Chelsea da parte di Roman Abramovich. Fino al suo capolavoro: la cessione di Neymar dal Barcellona al Paris Saint German. Due inchieste, una professione sul banco degli imputati: quella dell’agente sportivo (o procuratore), a lungo deregolamentata, confinata all’interno di nuovi paletti messi da ciascuna federazione calcistica europea ma ancora “terreno fertile per collusioni, conflitti di interesse ed evasione fiscale”. A dirlo è Sebastien Ledure. Avvocato di diritto sportivo, fondatore dello studio legale Cresta, difende gli interessi di Romelu Lukaku, neo attaccante dell’Inter. Alla luce degli arresti da parte della procura di Bruxelles la sua è una disanima forte sui vizi e le storture del calcio moderno.
“Il calcio è certamente un business che rende possibile il riciclaggio di denaro, la natura intangibile dei principali attori determina flussi di denaro la cui origine non è sempre conosciuta”, dice. Illeciti di questo tipo possono essere contrastati, secondo l’avvocato, solo da organi di controllo e magistrature. Il vero problema afferma essere quella collusione che si crea tra dirigenti di club e agenti dei calciatori: “Un clima in cui data la scarsa presenza di un quadro normativo gli affari si fanno ‘tra di loro’. È il sistema stesso che incoraggia una simile collusione, e da un problema tutto teorico al compimento di un reato il passo è breve”.
Gli agenti, insomma, fanno o meno il bene del calcio? “È una domanda da un milione di dollari”, sorride amaro. “Hanno certamente una loro utilità, per il semplice fatto di rappresentare un facilitatore di affari, così come ne esistono per i settori petrolifero, assicurativo, immobiliare ecc.”. Poi però è lui a porsi una domanda: “Il punto è se abbiamo davvero bisogno di procuratori? La risposta è: dipende dal calciatore e dal club, ma il loro ruolo dovrebbe essere confinato nel mettere a disposizione il network di conoscenze perché club e giocatore si incontrino”. La realtà racconta invece di una “spiacevole evoluzione di questo ruolo che porta i procuratori a essere il fulcro dell’intero settore calcistico. Hanno sì grandi capacità relazionali e molti sono abili a contrattare ma il più delle volte hanno grosse lacune in ambito legale ed economico”. Perché dunque hanno un ruolo tanto centrale? “A qualcuno fanno comodo”, dice. E aggiunge: “Molto spesso i dirigenti dei club ci dicono: ‘Ne faremmo volentieri a meno'”. Ma poi allarga le braccia e sorride: “Quegli stessi dirigenti siedono però negli stessi organi di controllo del calcio europeo che hanno il potere di cambiare il calcio, ma non lo fanno. Dai consigli di amministrazione ai direttori sportivi, dagli allenatori ai calciatori…è un sistema che conviene agli interessi economici di tutti”.
La zona grigia del calcio professionistico è soprattutto qui, alimentata dal trasferimento dei calciatori da un club all’altro. “Qual è il vero valore di un calciatore? Non esistono strumenti né parametri per giudicarne il prezzo oggettivamente”, dice Ledure. Prezzi che spesso sono gonfiati perché nel contratto di cessione sono inclusi compensi per l’intermediazione dell’agente. “Se tali compensi sono incassati indirettamente – spiega Ledure – oppure se è il presidente stesso a sborsare cifre da un conto personale, allora corruzione e conflitti di interesse sono un problema vero”. Secondo Forbes, tra i cinque agenti sportivi più ricchi al mondo tre operano nel calcio professionistico, con Mino Raiola che occupa la quinta posizione. Senza contare il percorso reale compiuto dal denaro, che spesso passa per società anonime registrate in paradisi fiscali per smarcarsi dalla morsa fiscale. “Di per sé non è una pratica illegale ma siamo sicuri che queste società non siano solo una casella postale vuota, create ad hoc per nascondere i veri beneficiari e le reali somme di denaro?”. L’avvocato di Lukaku si mostra rassegnato quando dice: “Non spetta a noi farlo ma troppo spesso ci si ferma alla prima linea di pagamenti mentre invece si dovrebbe scavare a fondo fino al destinatario finale”.
Ledure sottolinea come il rapporto tra Romelu Lukaku, il procuratore Federico Pastorello e il proprio studio “è ottimo e soddisfa tutte le parti coinvolte”. Non di rado, però, sono gli stessi giocatori, inconsciamente, che contribuiscono a rafforzare il peso economico dei procuratori. “Spesso dicono ai loro assistiti di non sprecare soldi per un avvocato, che possono pensare loro a tutto e gratuitamente. Ma quante volte abbiamo visto un agente fare gli interessi di un club piuttosto che del proprio calciatore…potrei fare decine di esempi”, confida Ledure. Una discrepanza di interessi che secondo l’avvocato belga contribuisce a una mancanza di trasparenza. “Quello che consigliamo ai nostri clienti è di rimanere sempre al comando, di delegare sì ma di evitare di concentrare i poteri su una sola persona”. Vale per Lukaku ma lo stesso si può dire per calciatori minori che guadagnano un decimo dell’attaccante neroazzurro: “Le dinamiche sono le stesse per tutti i calciatori professionisti”, spiega.
Chi può mettere un freno al monopolio dei grandi agenti è la Fifa. Dal 2015 il governo mondiale del calcio aveva abbandonato l’idea di occuparsi dell’attività dei procuratori, demandandone il controllo a ciascuna federazione nazionale. Dallo scorso anno sono però in corso trattative per stilare un nuovo regolamento. L’ultima, due settimane fa a Edimburgo. Tra le novità, vi sarebbe l’introduzione di un doppio albo (uno per chi rappresenta un calciatore, un altro per chi può fare da intermediario con le società), un tetto al compenso (la proposta è di un 5% massimo dello stipendio del giocatore) e la creazione di una ‘camera di compensazione‘ bancaria attraverso cui far transitare tutti i pagamenti per i trasferimenti da una singola nazione verso l’estero (in Italia esiste già per i trasferimenti nazionali). Ma il percorso è lento. Agenti del calibro di Jorge Mendes, Mino Raiola, Giovanni Branchini, Pini Zahavi, Jonathan Barnett – per citarne solo alcuni – daranno battaglia.