Quello che viviamo è “un dilemma culturale”, “schiacciati tra le abitudini consolidate e le nuove opportunità che ci offre la rete e le tecnologie esponenziali”. Esordisce così Davide Casaleggio in una lettera aperta pubblicata sul Corriere della sera, e poi sul Blog delle Stelle, in cui parla delle “possibilità del presente” e dei “sette brevi paradossi” che si creano quando invece ci aggrappiamo alle tradizioni. Un lungo intervento insomma, nel quale si sofferma su quelle che secondo lui sono le potenzialità della partecipazione in rete, e si difende dagli attacchi. Davide Casaleggio infatti, non è solo il figlio del fondatore del Movimento 5 stelle insieme a Beppe Grillo, ma è anche il presidente dell’associazione Rousseau: ovvero è alla guida del gruppo che gestisce la piattaforma per la partecipazione online degli attivisti M5s.

“Il rappresentato dovrebbe decidere sempre, salvo quando lo può fare solo il suo rappresentante. Succede quasi sempre il contrario”, scrive Casaleggio partendo dal “paradosso del secondo incomodo”. Che si parli di riunioni degli azionisti di un’azienda o di un partito politico, secondo il presidente di Rousseau, “i delegati o i rappresentanti scelti sono soluzioni temporanee a un problema legato all’efficienza decisionale, non all’incompetenza nel saper decidere cosa è meglio”. Ecco perché “quando è possibile, è importante che siano i rappresentati a poter decidere”. E, prosegue: “Ora è il momento di superare le tecnologie del quindicesimo secolo per quanto riguarda il voto e la partecipazione alla vita della propria comunità”.

Il secondo paradosso è quello “del luddista con lo smartphone“, ovvero “il medium è il messaggio quando si comunica, è un semplice strumento quando si partecipa”. “La tecnologia si è sempre evoluta più rapidamente della cultura, ma ci siamo sempre adattati velocemente”, si legge ancora. “Ora è il momento di superare le tecnologie del quindicesimo secolo per quanto riguarda il voto e la partecipazione alla vita della propria comunità”. Quindi “sostenere che il voto on line sia pericoloso ricorda molto l’introduzione del treno nel 1800: illustri scienziati sostenevano che viaggiare oltre i 30 km/h potesse spezzare le ossa dei passeggeri. La paura del futuro si supera con la cultura e con l’esperienza”.

Il terzo paradosso, secondo Casaleggio, è quello “del delegante a sua insaputa”: “Chi sostiene il modello dei partiti come strumento di democrazia è colui che si lamenta della bassa rappresentanza rispetto agli elettori dei movimenti”. “È curioso”, dice ancora Casaleggio, “che a contestare che le scelte vengano prese da più di centomila persone, spesso sono gli stessi che tollerano che vengano prese da cinque persone o che si affidano quotidianamente a sondaggi di sole poche centinaia di persone”.

Al quarto posto, c’è poi “il paradosso del decisore muto”: “Ci si preoccupa più che chi vota ‘sbagli’ a votare che non di spiegargli le nostre ragioni”. Poi osserva che se pensiamo che la maggioranza della nostra comunità prenderà la scelta che riteniamo sbagliata “è nostro compito impegnarci a convincerla del contrario. Se non lo facciamo probabilmente non pensiamo che sia importante farlo, o di non essere nel giusto fino in fondo o di non essere in grado di convincerla con le nostre ragioni”.

Quindi, al numero 5 Casaleggio mette “il paradosso dell’allenatore che si credeva attaccante“: “L’intellighenzia di una comunità decide il meglio per il proprio futuro”. E fa notare che le scelte politiche “impattano sulla nostra vita e in alcuni casi anche su quelle dei nostri figli”. Infine al sesto posto, “il paradosso del partecipante sovversivo”:
Ascoltare i cittadini fuori dal voto istituzionale collide con il rispetto delle istituzioni. “Chi si lamenta del mancato rispetto delle istituzioni, dall’altra appoggia apertamente che le stesse decisioni siano state prese, fino ad oggi, da un piccolo gruppo dirigente anziché dagli iscritti”. E, per chiudere, settimo della lista compare “il paradosso del diverso che unisce”: “Una comunità che vota si unisce anche se ha opinioni diverse. Una comunità che non fa votare si divide e allontana chi la pensa diversamente”. Perché, dice ancora, “partecipazione e il rispetto delle scelte della maggioranza sono valori che tutti condividono”: “Il disaccordo è solo uno spazio in cui possiamo agire per dimostrare meglio le nostre tesi. Una comunità unita può cambiare le cose, una divisa può al massimo gridare i propri pensieri”.

La chiusa è dedicata all’innovazione, l’unica strada da seguire secondo Casaleggio: “Il vero paradosso è di chi, per paura di cambiare abitudini, preferisce pensare che l’innovazione sia pericolosa a prescindere. La cittadinanza digitale in realtà porta una nuova dimensione di partecipazione alla vita della propria comunità. Ci saranno limiti che dovremmo immaginare, ma anche strumenti che dovremo costruire e nuovi diritti che dovremmo affermare per permettere, senza discriminazioni, a tutti di partecipare per poter condividere il loro valore”.

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