Testa a testa fino all’ultimo tra Benjamin Netanyahu e Benny Gantz. Il premier uscente non ha la maggioranza per un nuovo governo di destra, secondo i primi exit poll di Canale 13. La coalizione guidata da Bibi si fermerebbe infatti a 54 seggi, contro i 58 di quella di centrosinistra dello sfidante Gantz, anch’essa impossibilitata a raggiungere la soglia dei 61 seggi su 120 alla Knesset. Avigdor Lieberman, il nazionalista laico di Israel Beitenu, si conferma così decisivo con i suoi 8/10 seggi. I primi dati sulle elezioni attribuiscono a Blu-Bianco di Gantz 33 seggi contro i 31 del Likud, mentre Canale 12 ne accredita 34 al primo e 33 al secondo. La tv pubblica è l’unica a dare i due partiti perfettamente appaiati a 31 seggi.
La dirigenza di Blu-Bianco si dice “cautamente ottimista” ma resta in attesa della conferma dei voti reali. Lo ha detto, citato dai media, un portavoce del partito di Gantz secondo cui occorre aspettare “e sperare che sia il momento del cambio, un momento che la nazione attende”. Sulle possibili alleanze per raggiungere una maggioranza, il portavoce ha sottolineato che “l’obiettivo è chiaro e nulla è cambiato: costruire uno stabile governo laico di unità nazionale senza Netanyahu. Questa notte, abbiamo fatto un passo in avanti per una nuova leadership”.
Da parte sua “il Likud intende attendere la pubblicazione dei risultati definitiva delle elezioni odierne. In ogni caso il leader del Likud resta Benyamin Netanyahu ed egli è l’unico candidato del nostro partito alla carica di primo ministro”, ha detto il ministro degli Esteri Israel Katz. “Quando i risultati saranno pubblicati, opereremo con i nostri alleati per formare un governo stabile, a beneficio dello Stato di Israele”. Da parte sua il ministro della Giustizia Amir Ohana, altro dirigente del Likud, ha rilevato che “appare ragionevole la opzione di un governo di unità nazionale con Blu-Bianco, con o senza il partito Israel Beitenu di Avigdor Lieberman”. Un’altra opzione che il Likud sta esaminando, ha aggiunto, è un possibile accordo con il partito laburista di Amir Peretz.
Liebermann, da parte sua, rivendica per sé un ruolo di primo piano. Secondo il leader di Israel Beitenu c’è una sola opzione: “Un governo nazionale, liberale, allagato con Blu Bianco, Likud e Israel Beitenu“.”C’è una situazione di emergenza nella sicurezza e nell’economia e questo richiede subito un governo allargato. Noi saremmo contenti di farne parte ma altrimenti – ha aggiunto – non c’è problema”.
Netanyahu aveva indetto le elezioni dopo che, a seguito delle elezioni dell’aprile scorso, non era riuscito a formare una coalizione di governo. Una delle sconfitte più brucianti della carriera politica del politico, il primo ministro più longevo di sempre in Israele. Anche questa volta, se gli exit poll saranno confermati, come spesso è accaduto in passato, i negoziati saranno molto complicati per raggiungere una quadra che regga un governo.
Mai come in questa occasione il risultato è stato incerto fino all’ultimo, mentre l’affluenza è stata maggiore di circa due punti rispetto a quella dello scorso aprile. Del resto a certificare la difficoltà di una battaglia all’ultimo voto è stato lo stesso Netanyahu che ha citato il presidente Usa: “Trump ha detto ieri che queste elezioni sono serrate ed io posso confermarvelo”, ha annunciato dopo aver votato insieme alla moglie Sarah nel seggio elettorale a Gerusalemme, non distante dalla residenza ufficiale del primo ministro. “Faccio appello a tutti i cittadini – aveva aggiunto – ad andare a votare come abbiamo fatto noi due”.
Netanyahu ha martellato tutto il giorno sui social spingendo i suoi alle urne. E, come nel precedente voto di aprile, ha più volte gridato al lupo ammonendo che il centrosinistra, come gli arabi, stava andando in massa ai seggi. “L’unico modo di vincere è non sprecare il voto con altri partiti che non supereranno la soglia di ingresso alla Knesset come ‘Otzmà‘ (i radicali di destra), oppure la lista di Naftali Bennett e Ayelet Shaked. Votate Likud”.
Nel rush finale, anche durante le operazioni di voto, Netanyahu ha dato due interviste ad altrettante radio, violando, come denunciato da Haaretz, la legge elettorale israeliana. Facebook ha poi chiuso per alcune ore la funzione dei messaggi istantanei sulla pagina del premier per la diffusione di sondaggi, proibiti in Israele tre giorni prima del voto. La riapertura della funzione è avvenuta dopo la promessa da parte del Likud che non sarebbero più stati diffusi sondaggi e che Netanyahu non avrebbe più rilasciato interviste. Nell’infuocata giornata elettorale ci sono state anche alcune sezioni in cittadine arabe chiuse e poi riaperte per presunti brogli.
Il grande rivale di Netanyahu, Benny Gantz, ha votato insieme alla moglie vicino alla propria abitazione in un seggio di Rosh ha-Ayn, a nord-est di Tel Aviv. All’ingresso del seggio è stato accolto da una piccola folla di sostenitori con cui si è brevemente intrattenuto. Anche da parte sua l’invito ad andare a votare che è stato il ritornello di tutti i protagonisti delle elezioni. “Oggi – ha sottolineato Gantz – votiamo per il cambiamento. Avremo successo nel riportare la speranza, senza corruzione e senza estremismo”. Mentre il suo maggiore alleato, Yair Lapid, ha affermato che “questo è un tempo di emergenza per la democrazia” di Israele.
Ora toccherà al presidente Reuven Rivlin dare al voto lo sbocco politico: a partire dal 25 settembre prossimo quando, una volta pubblicati i risultati ufficiali, avvierà le consultazioni che avvengono però nella strettoia delle festività ebraiche più importanti dell’anno. La sua promessa – al momento del voto questa mattina – è stata che farà di tutto per dare in breve tempo agli israeliani un nuovo governo. Ma va ricordato anche che il 2 ottobre ci sarà l’audizione di garanzia per Netanyahu dalla quale potrebbe uscire definitivamente incriminato per corruzione e frode.