Il gruppo criminale è ritenuto dagli inquirenti di "estrema pericolosità" e il boss impartiva ordini dal carcere tramite una donna. Gli arrestati sono indagati a vario titolo per associazione mafiosa, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, danneggiamento, e detenzione e porto abusivo di armi
Il boss impartiva ordini dal carcere attraverso una donna e all’esterno, i suoi fedelissimi, mettevano a segno estorsioni e monopolizzavano il traffico di sostanze stupefacenti. In 22 sono stati arrestati dal Ros dei carabinieri al termine dell’inchiesta della Dda di Lecce, guidata dal procuratore Leonardo Leone De Castris, contro un gruppo criminale fedele al clan Tornese, storico braccio della Sacra Corona Unita, attivo nel comune di Monteroni.
L’operazione – secondo gli inquirenti – ha fatto luce sulle dinamiche e gli interessi del clan guidato da Fernando Nocera, già condannato per 416 bis e attivo prevalentemente nei comuni di Carmiano, Veglie, Novoli, Leverano e Porto Cesareo, e ai suoi fedelissimi quali i fratelli Davide e Matteo Conversano, giovani incensurati che avrebbero avuto un ruolo di rilievo. A casa di Matteo Conversano, negli scorsi mesi, gli investigatori avevano trovato due pistole con matricola abrasa, un revolver calibro 38 e un centinaio di munizioni.
Le 22 persone arrestate (18 in carcere, 4 ai domiciliari) sono indagate a vario titolo per associazione mafiosa, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, danneggiamento e detenzione, e porto abusivo di armi, aggravati dal metodo mafioso. Al centro dell’inchiesta ci sono anche le conversazioni telefoniche e ambientali intercettate nei giorni successivi all’arresto di Nocera avvenuto il 18 gennaio dello scorso anno con l’accusa di aver comprato oltre 40 chili di hashish da un clan San Giuseppe Vesuviano, in provincia di Napoli.
In quel periodo infatti si è assistito ad un riassetto del gruppo in cui, pur mantenendo Nocera nel ruolo di leader indiscusso del clan, la “direzione criminale” sul territorio, sempre secondo la procura antimafia, è passata materialmente ai fratelli Conversano, con il sostegno criminale del leccese Gabriele Pellè. Quest’ultimo, pregiudicato già condannato per associazione mafiosa quale affiliato al clan Cerfeda del capoluogo salentino, è stato espressamente indicato da Nocera nelle missive spedite dal carcere – tramite una donna – agli uomini del suo gruppo.