Il senatore e vicepresidente della Vigilanza: "Se fossi in lui avrei già fatto gli scatoloni, i suoi comportamenti hanno incrinato il rapporto di fiducia". E il Pd subito in scia: "Lasci, la parola torni al Parlamento"
La presidenza della Rai di Marcello Foa potrebbe essere già al tramonto. Come da tradizione, l’azienda della tv pubblica è quella che percepisce per prima e con maggiore sensibilità i cambiamenti politici. E, cambiata la maggioranza, ecco che si levano le prime voci della nuova alleanza di governo per spingere il presidente sovranista all’uscita della sede di viale Mazzini. “Cosa farei se mi trovassi al posto di Marcello Foa? Avrei già fatto gli scatoloni e liberato la scrivania” dice in un’intervista alla Stampa Primo Di Nicola, senatore M5s, vicepresidente della commissione di vigilanza Rai. “Non foss’altro che per una questione di stile, dovrebbe dimettersi” aggiunge. Per Di Nicola non c’entra rinnegare il voto dei Cinquestelle che hanno portato Foa alla presidenza. “Il problema – spiega ancora il senatore grillino alla Stampa – è che Foa, indicato dalla Lega e investito del ruolo di presidente di garanzia ha dimostrato una scarsa adeguatezza al ruolo, tradendo il mandato con comportamenti che hanno incrinato irreparabilmente il rapporto di fiducia nei suoi confronti”. Per esempio? “Le sue continue invasioni di campo nelle competenze non solo rispetto all’ad Fabrizio Salini ma anche di altri dei quali abbiamo raccolto le lagnanze. Al suo stonato oltranzismo sovranista esibito in tutte le interviste. E, infine, al grave sgarbo istituzionale nei confronti del Parlamento, resistendo fino alla fine contro la risoluzione della Vigilanza che gli imponeva di lasciare la presidenza di Rai Com“. Discorso diverso per Salini: “Lui ha adempiuto al suo compito. Ha presentato il nuovo piano industriale della Rai e non è colpa dell’ad se quel piano non èstato ancora approvato dal ministero dello Sviluppo economico. Mi auguro che il nuovo ministro Patuanelli lo faccia al più presto”. E Di Nicola rilancia la proposta di riforma della Rai per lasciare fuori finalmente la politica dalla gestione della televisione pubblica. Era tra i punti irrinunciabili di Luigi Di Maio prima di formare il governo, mentre è diventato un discorso un po’ più vago nel programma dei 29 punti. Per Di Nicola “servirà una riforma seria per cancellare e superare quella varata da Renzi che ha solo esasperato le logiche lottizzatorie, e ridotto la Rai a terra di conquista”, obiettivo da raggiungere “affidando la gestione della Rai ad un organismo indipendente, sul modello britannico, espressione del mondo della cultura e della società civile. Un organismo che metta al riparo l’azienda dalle invasioni della politica. In Parlamento ci sono vari progetti, noi del M5s abbiamo ridepositato quello presentato nella scorsa legislatura dal presidente Fico. Ma ci sono anche quelli firmati da Gentiloni e da Tana de Zulueta: basta trovare una sintesi”.
L’intervista di Di Nicola è diventata subito un assist per Michele Anzaldi, deputato del Pd e segretario in Vigilanza, sempre battagliero sulle questioni che riguardano la tv. “Foa non ha più la maggioranza in commissione di Vigilanza – twitta – Con la richiesta di dimissioni del senatore M5s Di Nicola, vicepres. della commissione, il presidente Rai perde la fiducia di chi lo ha eletto (con un solo voto di scarto). Si dimetta subito, la parola torni al Parlamento”.