Cronaca

Roma, soldi delle multe destinati alle strade: la Procura verifica che Campidoglio e municipi li investano nella lotta alla buche

L’input, raccolto dalla pm Antonia Giammaria, è arrivato dal Codacons. Dubbi nel rendiconto 2018 del Comune: dalle sanzioni si prevedono entrate per 268,1 milioni ma anche l’iscrizione di 129,9 milioni a un fondo crediti di dubbia esigibilità, creato ormai da anni a causa delle serie difficoltà dell'amministrazione di recuperare i propri crediti nei confronti dei cittadini-evasori

La procura di Roma vuole verificare che il Campidoglio e, soprattutto, i suoi municipi, abbiano speso secondo la legge i soldi derivanti dalle contravvenzioni stradali, impiegandoli dunque nella manutenzione delle vie capitoline. Basti pensare che solo nel 2018, ad esempio, la Polizia locale di Roma Capitale ha elevato contravvenzioni per oltre 295 milioni di euro. Argomento sensibile, visti anche i dati pubblicati da un report del Sole 24 Ore che, nel 2018, raccontava come solo 300 comuni su 8.000 in Italia rispettassero i dettami previsti nel Codice della strada.

L’input, raccolto dalla pm Antonia Giammaria, è arrivato dal Codacons, associazione che ciclicamente presenta esposti alla magistratura penale e contabile sulla gestione delle manutenzioni stradali e sulla lotta alle buche. Così, dall’aprile scorso la Guardia di finanza sta scartabellando nei bilanci dei 15 parlamentini romani alla ricerca di possibili irregolarità e distrazioni di fondi, lavoro utile a supportare anche le indagini della Corte dei conti, che sullo stesso argomento ha acceso i riflettori ormai più di un anno fa.

Il bilancio del Campidoglio – La normativa è disciplinata dall’art. 40 della legge 120/2010, che impone ai comuni di destinare almeno il 50% degli introiti delle contravvenzioni alla cura delle strade, voce comprendente non solo il rifacimento dell’asfalto, ma anche la segnaletica orizzontale e verticale, i marciapiedi, la sicurezza e l’educazione stradale. Cosa succede a Roma? Prendiamo la relazione al rendiconto 2018. Nella tabella esplicativa si evincono entrate previste per 268,1 milioni di euro ma anche l’iscrizione di quasi 130 milioni (129,9) a un fondo crediti di dubbia esigibilità. Quasi la metà degli introiti possibili. Il fondo viene creato ormai da anni a causa delle serie difficoltà del Comune di Roma di recuperare i propri crediti nei confronti dei cittadini-evasori.

Ecco dunque che nel conto della ripartizione l’importo considerato è pari a 138,2 milioni di euro, così ripartiti: il 14,91%, circa 17,7 milioni, è stato destinato a “interventi di sostituzione, ammodernamento, potenziamento, messa a norma e manutenzione della segnaletica delle strade”; un altro 15,74% – circa 18,7 milioni – è finito in carico alle attività e ai mezzi della polizia locale (i vigili urbani, che poi sono coloro che fanno le multe…) e il restante 69,35%, quindi ben 82,4 milioni di euro, è stato assegnato a una macro-voce che prevede non solo la manutenzione del manto stradale, ma anche, come detto, di marciapiedi, piste ciclabili, e assistenza al personale che quelle strade le ripara. Quanti di questi soldi finisce direttamente alla “lotta alle buche”? Il cosiddetto “piano Marshall” varato nel 2017 dall’assessora ai Lavori pubblici, Margherita Gatta, prevedeva tra i 72 e i 78 milioni per la campagna #stradenuove.

Cosa accade nei municipi – I dubbi degli inquirenti, stimolati dall’esposto Codacons, si concentrano in realtà più sui singoli municipi, dove i soldi sono pochi e i controlli sulla gestione dei fondi sono più difficili. Sempre nel 2018, solo per la manutenzione stradale, a ognuno dei 15 parlamentini – ognuno con territori estesi quanto città del calibro di Firenze o Bologna – il Comune di Roma ha assegnato 2 milioni di euro, per un totale di 30 milioni complessivi. Briciole, considerando che con lo stesso budget, nello stesso territorio, il Dipartimento centrale deve curare il 20% circa delle strade. E infatti in alcuni municipi la situazione delle strade interne (ma non solo) è ancora piuttosto difficile.

L’esempio concreto è quello che arriva dal Municipio VI Tor Bella Monaca, dove la scarsa manutenzione stradale ha spinto i residenti del quartiere Torre Spaccata ad avviare, da settimane, una raccolta firme per chiedere l’annessione al Municipio VII Tuscolano. Starà ai finanzieri accertare che non siano stati fatti illeciti, ovvero che – come ipotizza il Codacons – i fondi non siano stati distratti su altre voci di spesa o, peggio, a quelli stanziati non sia poi seguita la mancata esecuzione dei lavori. “Dal punto di vista contabile è stato fatto tutto secondo la legge, non ci risultano irregolarità”, ribadiscono a ilfattoquotidiano.it fonti del Campidoglio.