L'autista Ousseynou Sy è accusato di strage aggravata dalle finalità terroristiche e sequestro di persona aggravato. I 50 studenti che erano a bordo del pullman, le loro famiglie, gli accompagnatori, il comune di Crema e la società di trasporto pubblico si sono costituiti parte civile. In caso di risarcimento dovrà rispondere anche il dicastero. L'udienza è stata aggiornata al 21 ottobre
Prima udienza a Milano del processo a carico di Ousseynou Sy, l’autista che il 20 marzo scorso ha preso in ostaggio uno scuolabus a San Donato Milanese e dato fuoco al mezzo. Il ministero dell’Istruzione e la società Autoguidovie, proprietaria del bus dirottato, sono state citate in giudizio come responsabili civili e dovranno quindi rispondere dei risarcimenti in caso di condanna nel processo davanti alla Corte d’Assise di Milano che è stato aggiornato al 21 ottobre. L’imputato, 47enne di origine senegalese, ha deciso di non ricorrere al rito abbreviato e dunque alla possibilità di ottenere lo sconto di un terzo della pena. L’uomo è accusato di strage aggravata dalle finalità terroristiche e sequestro di persona aggravato.
La Procura si era opposta alla richiesta di citare il ministero dell’Istruzione come responsabile civile parlando di “rapporto di appalto” e non ritenendo che durante il tragitto sul bus gli studenti si potessero ritenere sotto la responsabilità della scuola. Gli stessi pm Luca Poniz e Alberto Nobili si erano invece pronunciati a favore della citazione di Autoguidovie, di cui Sy era dipendente. L’azienda di trasporto pubblico si è costituita parte civile per il reato d’incendio, insieme al comune di Crema, ai cinquanta studenti che erano a bordo del bus, le loro famiglie e tre accompagnatori. Sy era presente in aula, dove sono arrivati anche alcuni genitori, una delle studentesse che quel giorno si trovava sull’autobus e i due professori, Alessandro Cadei e Giacomo Andrico, insieme ai loro legali. Ha deciso di non presentarsi invece la bidella Tiziana Magarini.
Tra chi si è costituito parte civile c’è anche il papà di Adam, il ragazzo che insieme all’amico Ramy Shehata ha chiamato ai carabinieri e salvato i compagni. “Adam sta bene per il momento”, ha commentato Khalid El Hamami. “Sarà dura per lui dimenticare ma noi facciamo di tutto per aiutarlo”. Adam e l’amico Ramy Shehata per il loro gesto di coraggio hanno ottenuto la cittadinanza italiana. “In famiglia cerchiamo di non ricordare questa vicenda”, ha chiuso. “Il risarcimento aiuterebbe? Direi di sì”. L’avvocato dei due ragazzi, Antonino Andronico, ha aggiunto: “Ci sono responsabilità da parte di chi ha messo l’autobus in mano a questo signore nonostante avesse precedenti di polizia e giudiziari, dandogli in custodia questi bambini e permettendo che tutto questo accadesse”. E ha accusato anche la società di trasporti Autoguidovie e “il meccanismo di burocrazia amministrativa che non consente un filtraggio degno” per la selezione degli autisti.