L'incentivo si inserisce all'interno di un quadro di welfare aziendale già all'avanguardia. Attenzione in particolare alla famiglia: previsti soggiorni estivi per i figli dei lavoratori di età compresa fra i 6 e 12 anni, ma anche l'esonero dal turno notturno per le madri lavoratrici. Seguita la linea olivettiana di impresa
Duemila euro di premio annuale per tutti i dipendenti della Ferrero. È la decisione presa dall’azienda dopo un incontro tra i vertici, le organizzazioni sindacali di Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil e il coordinamento sindacale Ferrero delle Rsu e delle Rappresentanze Sindacali della Rete Commerciale. I sei mila dipendenti italiani si vedranno così accreditare una cifra massima di 2.220 euro lordi. L’importo è determinato da due fattori: il risultato economico (che vale il 30% del premio) e quello gestionale – che incide per il restante 70% – di ogni singolo stabilimento.
Per questo i premi saranno diversi per ogni singolo stabilimento: i dipendenti di Alba, in provincia di Cuneo, riceveranno 2.097,67 euro lordi, 2.016,04 euro andranno invece ai dipendenti di Aree e depositi, 2.111,15 euro lordi per i dipendenti di Balvano in provincia di Potenza. E poi ancora, i lavoratori di Pozzuolo in provincia di Milano riceveranno 2.080,05 euro lordi. Sono invece 2.168,17 i soldi che prenderanno i dipendenti di Sant’Angelo, in provincia di Avellino, e 2.093,38 quelli previsti per i dipendenti in staff. Tutte le somme saranno erogate con le competenze del mese di ottobre.
La notizia non ha stupito i dipendenti, abituati a un sistema di welfare all’avanguardia: la Ferrero prevede infatti anche un contributo aziendale aggiuntivo annuo di 50 euro per tutti gli iscritti ad Alifond, il Fondo Nazionale Pensione Complementare per i lavoratori dell’
“La tradizione Ferrero è quella di un capitalismo – sottolinea il gruppo a margine della firma dell’accordo sul premio legato ad obiettivo per l’anno 2018/2019 (Plo) – che vuole sviluppare forti legami con il territorio in cui opera, in Italia e nel mondo. Nella concezione olivettiana, un’impresa doveva creare ricchezza realizzare profitti, ma aveva anche il dovere di concorrere a diffondere attorno a sé solidarietà sociale, cultura, bellezza, qualità della vita. Nel lontano 1961, in Piemonte, ad Alba, Michele Ferrero, organizzava un convegno di studi sociali: erano gli albori della responsabilità sociale d’impresa Ferrero, quando tale locuzione non era stata ancora neppure coniata. Cominciò a realizzare un modello imprenditoriale pratico ed efficace, che ha già dato copiosi frutti e che continua a essere in piena espansione, sotto la guida di Giovanni Ferrero, figlio di Michele”.