Lo scorso mese lo scrissi: Matteo Renzi, è ora di lasciare il Pd. Bene, dopo aver messo in sicurezza il governo e quindi il Paese, Renzi ha finalmente fatto chiarezza sul suo futuro.
Negli ultimi sette anni, nonostante il leader toscano si sia sempre messo a disposizione del Partito Democratico, sia da vincitore delle primarie e sia dopo essere stato sconfitto la prima volta da Bersani, la famosa Ditta ( i compagni provenienti dal Partito Comunista e poi DS) lo ha sempre visto come un intruso. Una generazione diversa, un modo di fare politica diverso, una impostazione completamente differente.
Non è un mistero che la sinistra ha sempre preferito fare opposizione che governare realmente. Il detto: meno siamo e meglio stiamo è sempre calzato a pennello. Toccatemi tutto ma non il mio potere sulla gestione del partito. E questo nel Pd è sempre esistito soprattutto a livello locale: non è mai stato possibile per un giovane iscritto al Pd alzare la testa e cercare di cambiare le cose in meglio o diversamente. I capi bastone e le vecchie logiche hanno sempre prevalso e isolato coloro che osavano cercare di cambiare le cose.
E questo, come ho sempre detto, è stato uno degli errori in buona fede di Renzi.
Accogliere sul carro del vincitore personaggi come Dario Franceschini, sempre pronti a saltare da una parte all’altra purché rimanere in maggioranza. Da qui anni di logoramento interno e accuse dure, non dagli avversari esterni ma solo e spesso dagli stessi compagni di partito. Mai si era visto un segretario nazionale, legittimato da milioni di voti alle primarie, essere continuamente accusato di tutto. E mai si era visto festeggiare la sconfitta di un referendum costituzionale prima voluto da tutto il Pd.
Insomma, non era più una questione politica ma un fatto troppo personale e umanamente assurdo. E come nelle migliori famiglie quando una relazione non può continuare è sempre meglio una buona separazione.
Servirà a tutti. Servirà al Pd e alla Ditta per riprendere D’Alema, Bersani, Speranza e magari anche il dimenticato Civati. Servirà a Zingaretti per non aver più scuse. Servirà a Cuperlo e tutti i grandi filosofi della sinistra per non avere più l’ossessione interna del nemico in casa.
Ma servirà soprattutto al Paese. Le finte unità non hanno mai portato nulla di buono.
Bastava partecipare alle assemblee e alle riunioni del partito per vedere il clima da guerra interna. Ogni riunione si respirava una tensione degna delle migliori e più nobili battaglie per la liberazione. Un clima pesante e stantio. Riunioni degne di un classico film fantozziano con applauso liberatorio finale al grido di… una cagata pazzesca. Questa la verità!
Chiusi in se stessi e stritolati dalle correnti e sempre con l’ossessione di Renzi. Basta ricordarsi gli ultimi anni: invece di pensare a combattere le idee di Matteo Salvini e il populismo, i soliti personaggi hanno riempito i giornali e i soliti monologhi delle trasmissioni televisive con attacchi a Renzi. Scene incredibili: governava Salvini e il problema era sempre Renzi. E i talk show, complici di questa ascesa, meglio non facevano che invitare i soliti Bersani, Speranza, Cuperlo. Una noia mortale.
Nessuna visione per il futuro reale. Sempre le stesse parole. Ed ora finalmente un punto e a capo.
Una casa nuova che manca da tempo. Cercando, si spera, di imparare dagli errori naturali commessi in questi anni, sia nella comunicazione e sia nella scelta della classe dirigente.
Una politica fatta con il sorriso e anche divertendosi.
Una politica aperta e non chiusa alle vecchie cariatidi delle poltrone e del potere fine a se stesso.
Una politica fresca non interessata al proprio mantenimento personale.
Una politica allegra che non veda la felicità come qualcosa da nascondere e di negativo.
Insomma una Italia Viva veramente che merita di essere riattivata ed ascoltata. Aiutata e liberata da anni di preconcetti e schemi che rendono prigioniere le anime e le energie. Un partito di amici e non più di nemici interni con i coltelli sempre pronti dietro la schiena. Finalmente si spera si potrà far politica ognuno con le proprie idee senza più litigi inspiegabili e quotidiani. Futuri alleati ma ognuno a casa sua.
Viva l’Italia Viva.
[Nota: anch’io da oggi aderisco a Italia Viva]