A quasi una settimana dagli arresti per i falsi report su alcuni viadotti di Autostrade sono stati sentiti quasi tutti i nove, tra dirigenti e tecnici di Aspi e Spea (la controllata incaricata delle manutenzioni), che nei giorni scorsi sono finiti agli arresti domiciliari o sono stati interdetti dalla professione. Tra ieri e oggi sono stati interrogati, per rogatoria, Maurizio Ceneri (Spea), Massimo Giacobbi (Spea), Lucio Torricelli Ferretti (Spea), entrambi ai domiciliari, Andrea Indovino (Spea) e Angelo Salcuni (consulente esterno). Tra di loro alcuni hanno respinto le accuse mentre altri hanno spiegato le proprie posizioni e iniziato a collaborare con gli inquirenti. Giovedì verranno sentiti a Genova Gianni Marrone (di Aspi Bari, ai domiciliari) e Luigi Vastola (Aspi Bari).
Dopo le perquisizioni dei giorni scorsi, gli investigatori stanno vagliando la posizione dell’avvocato Michele Andreano. Il suo collega di studio Fabio Freddi era stato indagato per favoreggiamento per la vicenda dell’acquisto dei jammer, i disturbatori di frequenza usati per non farsi intercettare. Andreano difendeva Spea e oggi ha dismesso il mandato.
Il secondo filone d’inchiesta vede indagate in totale 15 persone per falso. Secondo gli investigatori del primo gruppo della Guardia di finanza, i report sui viadotti sarebbero stati ammorbiditi o falsificati per non chiudere il traffico o per non effettuare lavori costosi, il tutto per risparmiare a scapito della sicurezza degli automobilisti. Inoltre, alcuni degli indagati avrebbero ostacolato il lavoro degli inquirenti, non consegnando documenti o, appunto, impedendo le intercettazioni e preparando i testimoni. L’inchiesta, su sei viadotti autostradali dislocati in tutta Italia, era nata dalle indagini sul crollo del ponte Morandi, collassato il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone.