Il segretario democratico al Corriere della sera ha detto di non essere stato sorpreso dalla scissione dell'ex premier e di averlo capito "dall’atteggiamento di poca vicinanza e dalla non partecipazione alla vita del partito che non ho mai compreso fino in fondo". Poi a Rai Radio1: "Dobbiamo essere baricentro di un'alleanza più ampia"
La scissione di Matteo Renzi dal Partito democratico? Non è stata e non è una sorpresa per Nicola Zingaretti che, intervistato dal Corriere della sera, ha dichiarato: “Un po’ me l’aspettavo per l’atteggiamento di vicinanza”, ha detto il segretario Pd dopo che ieri aveva liquidato la vicenda con un post su Facebook, “ma non partecipazione alla vita del partito che non ho mai compreso fino in fondo”. E ora, ha detto, la priorità è “una riforma radicale” del partito. “Ma per aprirci alle energie e alle idee nuove della società italiana, perché una eccessiva cristallizzazione, una degenerazione correntizia contro la quale combatto da sempre, rischiano di isolarci dal Paese”. Poco dopo è intervenuto anche a Rai Radio1 e ha ribadito la necessità di aprirsi ad altre forze per rafforzare il partito: “Come è noto non faccio polemiche inutili”, ha detto. “Bisogna riconoscere una semplice verità: se si vuole fermare Salvini c’è bisogno di un grande Pd, baricentro di un’alleanza più larga. Ho cercato di tutto per fare un partito inclusivo e se davvero stiamo lavorando per allargare il campo bisogna scommettere sul rinnovamento ma non si combatte Salvini con le cerbottane“.
Come già detto ieri, Zingaretti ha detto di essere dispiaciuto per la scissione dell’ex presidente del Consiglio e ha ribadito che a suo parere dividere il partito è un errore. Ma ora si deve “portare nel futuro il Pd”. Con il governo bisogna attuare misure come “riaccendere l’economia italiana, promuovere davvero la rivoluzione verde nel Paese, tornare a creare lavoro, lottare contro le diseguaglianze” per “intercettare davvero il grande consenso delle destre”. Il segretario Pd si è quindi augurato che la scissione di Renzi non destabilizzi l’esecutivo (“faremo di tutto perché non sia così”), ma “certo, è un rischio, perché con una nuova sigla politica cambia il quadro di governo e io mi appello al senso di responsabilità di tutti”. Il partito, però, ha detto ancora, deve aprirsi “alle energie e alle idee nuove della società italiana“, perché “una eccessiva cristallizzazione, una degenerazione correntizia contro la quale combatto da sempre, rischiano di isolarci dal Paese”.
Un nuovo corso che Zingaretti intende attuare, ad esempio, moltiplicando e differenziando “i luoghi di aggregazione del partito”. Tappe di cambiamento che passano per un grande appuntamento nazionale a novembre, mentre dal 3 al 6 ottobre “saremo nelle piazze e nelle strade” per incontrare le persone e presentare loro “le nostre proposte”. Rispetto invece a una possibile alleanza con il M5s alle Regionali, va maturato “un processo politico di confronto, di dialogo e di avvicinamento”, ha detto. Un dialogo concreto che nel governo permette di lavorare “per alzare gli stipendi degli italiani attraverso il taglio delle tasse, per varare un importante piano casa per le fasce sociali più deboli e aprire una nuova stagione di investimenti per le imprese”.