L’Ocse vede nero sulle prospettive dell’economia mondiale e avverte: “La nostra paura è che stiamo entrano in un’era in cui la crescita è bloccata a livelli molto bassi”. Così, in scia agli auspici di Mario Draghi, chiede agli Stati di “contrastare la forte crescita dei costi legati all’incertezza e investire maggiormente”. Secondo l’organizzazione parigina, “le tensioni commerciali e politiche alimentano i rischi di una crescita debole duratura”. Di qui la decisione di abbassare a +2,9% le stime di crescita globale per il 2019, tagliandole di 0,3 punti rispetto alle previsioni di maggio. Ancora più netto (-0,4 punti a +3%) il taglio sulla stima di crescita globale per il 2020. Per l’Italia viene confermata la crescita zero nel 2019 e viene abbassata di 0,2 punti, a +0,4%, la stima per il prossimo anno.
La sforbiciata più netta, di 0,2 punti per la stima 2019 e 0,6 per il prossimo anno, riguarda però le previsioni sulla Germania, che dovrebbe mettere a segno nel biennio una crescita rispettivamente dello 0,5 e dello 0,6%. L’Ocse segnala come l’Italia – assieme alla Germania – sconti, nella sua crescita “molto più debole del resto dell’Eurozona”, “la forte esposizione ai problemi per il commercio globale e le dimensioni del proprio settore manifatturiero“.
Per quanto riguarda le scelte di bilancio, l’analisi evidenzia come nel nostro paese – così come in Stati Uniti, Giappone e Francia che presentano dinamiche simili di conti pubblici – “gli elevati deficit” tenderanno ad “aumentare il debito pubblico già alto”: di qui, “a politiche invariate”, la necessità “di rafforzare l’efficacia della politica fiscale, rivedendo l’efficacia della spesa pubblica e le dimensioni degli stabilizzatori automatici”. E comunque, “in caso di recessione” considerando “i limiti della politica monetaria” (che nell’Eurozona la Bce ha già portato molto in avanti) “sarebbe necessario un ulteriore sostegno alla politica fiscale“. Tuttavia, proprio i tassi bassi o negativi sul debito sovrano a lunga scadenza “offrono a molti paesi un’opportunità a basso rischio per affrontare gravi carenze infrastrutturali e rafforzare la crescita sostenibile a più lungo termine”.