Venticinque miliardi di dollari di investimenti per parchi eolici in mare aperto. È l’ultima mossa del Regno Unito che strizza l’occhio all’ambiente e alle energie rinnovabili. Il piano, come riporta Bloomberg prevede di concedere acque attorno all’isola, gestite dal portafoglio finanziario della Corona, la Crown Estate, tramite un’asta. Le nuove turbine, spiega ancora la multinazionale americana, forniranno almeno 7 gigawatt di potenza elettrica aggiuntiva alla rete della Regina, pari cioè a quella prodotta da sette-otto centrali nucleari di medie dimensioni o a un quinto di quella istantanea necessaria, in media, in Italia, accelerando quindi il passaggio alla cosiddetta energia verde.
L’obiettivo della Gran Bretagna è infatti quello di ridurre le emissioni di combustibili fossili che causano cambiamenti climatici, ma anche ridurre, fino ad arrivare a chiuderle, le centrali nucleari e a carbone. Per realizzare questo piano a lungo termine, però, secondo le stime del governo, dovrebbero essere necessari investimenti di almeno 100 miliardi di sterline nell’arco di un decennio.
Quattro i blocchi che verranno messi all’asta che dovranno essere affidati entro il 2021. Si tratta dell’area di offerta della Dogger Bank, l’area delle regioni orientali, quella del sud-est e del Galles del Nord, e, infine, quella del Mare d’Irlanda. A vantaggio degli investitori il fatto che in queste aree la profondità dei fondali sia di circa 60 metri e che ci siano progetti eolici già avviati confinanti. Le ultime assegnazioni si tennero nel 2010, ma oggi il costo per l’eolico in mare è diminuito, con la conseguenza di essere finanziariamente più sostenibile, come ha sottolineato Huub den Rooijen. “Con l’enorme riduzione dei costi per l’eolico offshore, la tecnologia avrà un ruolo chiave nella decarbonizzazione del sistema energetico britannico”, ha infatti sottolineato a Bloomberg il direttore per l’energia, i minerali e le infrastrutture della Crown Estate. Ma non solo. Anche la tecnologia è andata avanti permettendo la realizzazione di turbine anche molto più grandi e produttive. Per vedere la prima energia pulita realizzata con i nuovi impianti però, bisognerà aspettare almeno fino alla fine del prossimo decennio.
Il lancio del piano “verde” britannico arriva mentre la Sicilia, nonostante il governo sia pronto a dare un’impronta più green alla prossima manovra finanziaria con il Decreto ambiente, dà il via libera alla realizzazione di tre nuovi pozzi esplorativi, dribblando lo stop nazionale alle trivelle.