Per l'avvocato Alberto Bianchi, che era a capo della Fondazione Open, la procura ipotizza il reato di traffico di influenze. Il suo studio è stato perquisito
Traffico di influenze. È questa l’ipotesi di reato per la quale risulta indagato a Firenze l’avvocato Alberto Bianchi, ex presidente di Open, la fondazione-cassaforte per le iniziative di Matteo Renzi, tra cui la Leopolda. Lo studio di Bianchi a Firenze, da quanto si è appreso, è stato anche perquisito ieri alla presenza del procuratore aggiunto del capoluogo toscano Luca Turco, il magistrato titolare dell’inchiesta condotta dalla guardia di finanza.
Massimo riserbo sulle indagini da parte degli inquirenti. Ha invece confermato che c’è un’inchiesta in corso il legale di Bianchi, l’avvocato Nino D’Avirro. “L’avvocato Alberto Bianchi è indagato per una ipotesi di reato fumosa qual è il traffico di influenze per prestazioni professionali a mio avviso perfettamente legittime”, ha spiegato. D’Avirro ha anche detto che Bianchi “ha messo a disposizione degli inquirenti la documentazione richiesta nella convinzione di poter chiarire al più presto questa vicenda che – precisa il legale – lo sta profondamente amareggiando”.
Pistoiese d’origine, fiorentino d’adozione, 65 anni, l’avvocato Bianchi è stato anche legale dell’ex premier Renzi oltre che presidente di Open, ‘erede’ della fondazione Big bang nata nel 2012, il cui scopo era supportare le attività e le iniziativa di Matteo Renzi fornendo contributo finanziario, organizzativo e di idee. Nel consiglio direttivo, oltre che da Bianchi presidente, sedevano Maria Elena Boschi (segretario generale), Marco Carrai e Luca Lotti. La fondazione, sul cui sito internet era possibile leggere i nomi dei finanziatori che avevano dato il consenso alla pubblicazione, è stata chiusa l’anno scorso.